In questo video il giornalista Alfredo Di Giovampaolo intervista Luigi Bonaventura, ex boss della Ndrangheta che, dopo aver scalato i vertici della mafia crotonese, ha deciso di collaborare con la giustizia raccontando la sua infanzia e la sua gioventù che, inevitabilmente, essendo il primogenito della famiglia più importante della Ndrangheta, è stata segnata da violenza, guerra e odio. Essere figlio di un boss vuol dire avere la strada segnata per diventare un boss non per scelta ma per nascita. Lui, però, non vuole far vivere ai suoi figli la stessa sua vita e per questo decide di collaborare con la giustizia mandando sotto processo e facendo condannare centinaia di mafiosi e svelando, con le sue dichiarazioni, il funzionamento dell’organizzazione mafiosa.
Ho scelto questo video perché ho provato tristezza e consapevolezza del fatto che la mafia rovina la vita a tutti, anche a chi non ne vuole fare parte.
E’ interessante conoscere come la mafia prepara i suoi giovani a diventare futuri boss; inoltre è interessante scoprire che la mafia comunica non solo all’interno della sua organizzazione ma anche con il mondo circostante. infatti gli omicidi, come quello del pescivendolo nel video, o le stragi nelle piazze, non sono solo faide tra cosche ma sono anche un modo per far sapere al mondo che la mafia c’è, è presente ed è disposta a tutto anche ad ammazzare.
Ho trovato questo video cercando su YouTube le parole “boss”, “mafia”, “gerarchia”; non è stato facilissimo trovare questo video, ne ho dovuti vedere e scartare tanti dato che questo è un tema molto trattato e discusso.
Sarebbe bello che lo vedessero tutti i ragazzi per poter capire quanta sofferenza provoca la mafia a chi la vive in prima persona.
Di questo video mi hanno colpito tantissime cose; in primis gli occhi di Luigi Bonaventura, dai quali traspare tristezza e dolore; mi hanno colpito le sue parole, quando ha raccontato lo scontro tra lui e suo padre che ha sparato e ferito per difendersi; mi hanno colpito le sue lacrime nel momento in cui chiede perdono per tutto il male che ha fatto; mi ha colpito il suo sentirsi morto nell’anima per aver ucciso il pescivendolo.

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