Come i media partecipano a creare un immaginario sulle mafie?
Un uomo ben vestito, addobbato di gioielli preziosi, arriva in un bar di un quartiere alquanto losco e subito gli vengono incontro degli uomini anche loro molto eleganti che gli danno un caloroso benvenuto.
Si avvicina poi il boss e lo saluta nel modo tipico dei mafiosi, carezze amichevoli e baci sulla guancia, ma quest’ultimo continua ad accarezzargli il viso, mettendo in soggezione il nuovo arrivato e suscitando confusione nel gruppo, per poi scoprire che si tratta della pubblicità di un rasoio.
Lo stereotipo che i media contribuiscono a creare sulle mafie, molto spesso in chiave ironica, è il tipico mafioso: ricco, con un aspetto sempre ben curato, ornato con gioielli preziosi, grondante di brillantina, caratterizzato da un forte accento meridionale, amichevole e forte conservatore dei codici d’onore come “ la famiglia viene prima di tutto”; insomma un po’ come ci viene descritto nel film “Il padrino” .
Ho trovato questo video su youtube digitando le parole “mafia” e “pubblicità” e con sorpresa ne sono comparse molte sia in inglese sia in italiano, il che sta a significare che il fenomeno della mafia non è radicato solamente in Italia, ma è come un ragno che tesse le reti della sua ragnatela in tutto il mondo.
La prima volta che l’ho visto mi è rimasto impresso il modo ambiguo di salutarsi tra loro, così amichevole, ma allo stesso tempo così freddo e inconsistente.

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