ALESSANDRA DINO, docente di sociologia dell’Università di Palermo, spiega in questa intervista che il ruolo delle donne nella mafia è stato per tanto tempo sottovalutata anche dalle forze dell’ordine e dalla magistratura.
Anche loro sono caduti nella trappola di pensare che le donne fossero incapaci di avere un ruolo all’interno dell’organizzazione mafiosa.
Hanno pensato che la mafia è una struttura gestita da soli uomini e che le donne si comportano in maniera diversa dagli uomini.
Lo studio che ha condotto la professoressa nel 1997, insieme al procuratore Teresa Principato, ha cercato di dimostrare che anche le donne erano coinvolte in diversi reati, ad esempio: ‘detenzione abusiva del fuoco’ oppure venivano ‘utilizzate’ per una serie di operazioni, dall’assistenza dei latitanti alla riscossione del pizzo, alla trasmissione di messaggi.
Proprio perché insospettabili le donne erano completamente lasciate fuori dalla sfera della punibilità, ma in realtà hanno sempre ricoperto ruoli che hanno permesso alla macchina criminale mafiosa di andare avanti e oggi occupano ruoli sempre più importanti.
Non solo le persone comuni, ma anche la magistratura e i giudici, quindi, devono cambiare la propria mentalità e guardare la mafia per quella che è: uomini e donne senza onore che usano la violenza e fanno stragi pur di avere potere e denaro.