vorrei iniziare col dire quali siano questi codici d’onore scritti da Salvatore Lo Piccolo detto
“il barone” è un mafioso italiano (specialmente palermitano),legato a cosa:
Un codice d’onore è un insieme di regole tacite, orali o scritte, che devono essere osservate dai membri di un dato gruppo o società. Dicono tra le altre cose che la mafia non tocchi né i bambini né le donne, ma è veramente così? Le donne in maniera tra sversale rappresentano quell’elemento di “normalizzazione” e nello stesso tempo di “eccezionalità” che caratterizza il fenomeno criminale. L’esempio più lampante è la vendetta.Le donne per le mafie sono causa ed effetto, ma sono anche fonte di giustificazione e occultamento. Si potrà notare, leggendo alcuni casi (tra cui alcuni che sto riportando)che la maggior parte degli omicidi volontari fatti sulle donne sono stati causati dalla vendetta nei confronti di padri, fratelli, mariti
Il torto subito in un contesto che non le riguarda direttamente: la guerra tra cosche per il controllo del territorio, lo sgarro perpetuato tra boss o affiliati, affari economici irrisolvibili se non attraverso il sangue trovano l’apice della soddisfazione e del risarcimento colpendo donne e bambini. Cioè attraverso l’oggetto più importante del possesso. Questa dimensione vendicativa trae spunto dalla condizione storica femminile dalla concezione familistica e dal patriarcato sociale. Colpisco la “cosa” che ti è più cara e simbolicamente, per questo motivo, quella che non andrebbe mai colpita. E lo sfregio più grosso da ricevere e anche il più infamante da commettere. Infatti per lungo tempo le mafie nell’immaginario collettivo seguivano un “codice d’onore” che impediva esattamente di colpire queste due categorie: donne e bambini. Specularmente come fintamente si pregiano del “codice d’onore” che non tocca le donne, dichiaratamente mettono in
atto il delitto d’onore” che è rivolto solo alle donne. E del tutto naturale e non desta alcuno scalpore uccidere per lavare la macchia del tradimento. Un tradimento che non deve essere necessariamente di natura sessuale, ma può essere anche quello avvenuto attraverso la denuncia di un mafioso o, addirittura, l’istigazione alla denuncia messa in atto nei confronti di qualcuno del clan, tentando di convincerlo a pentirsi. E non desta scalpore neppure uccidere per via dell’offesa alla “morale della famiglia” come, per esem-pio, una relazione extraconiugale da parte di una figlia, di una sorella o comunque una donna associata in qualche modo a un clan. O, ancora, una relazione con una persona che non si piega alla logica della famiglia. Per questo oltre alle mogli e alle fidanzate dentro la categoria del “delitto d’onore”, si possono inserire anche le figlie o le sorelle.
Quindi da una parte un codice di facciata come abbiamo avuto modo di documentare dall’ altra la rivendicazione di una morale pubblica. Le donne così sono bersagli diretti e indiretti del contendere, ma sono sempre e in ogni caso i soggetti/oggetti su cui rifarsi in uno stato di guerra. E di guerra quotidiana si parla anche se le strade non sono tutti giorni lastricate di sangue. Ce la guerra del discredito, della menzogna, dell’occultamento per il mantenimento dello status quo.Se un uomo ha osato ribellarsi ai soprusi, al potere mafioso a tal punto da dovergli chiudere la bocca per sempre, un modo per decostruire quel messaggio di forza e di struzione totale dellesempio positivo è sempre l’utilizzo della donna. hanno ucciso
non perche aveva denunciato, non perche non aveva pagato il pizzo, non perché si era rifiutato di fare un favore: l’hanno ucciso “per questioni di donne”. Questo meccanismo
permette di negare latto ribellistico e di giustificare latto di ritorsione
Nella società della barbarie, il fatto di aver importunato la donna di qualcun altro magari pure di un intoccabile, attutisce il colpo. alleggerisce il disagio per quella morte
Nessuno, tranne in rari casi, sarebbe disposto ad ammettere cosi apertamente che lomi cidio d’onore è tutto sommato una reazione comprensibile. In compenso invece è molt comune la formula di svilimento: la maggior parte delle vittime di mafie si porta dietro queste ombre che puntualmente vengono tirate fuori in un momento di esaltazione o di ricerca di verita e giustizia.
Le donne servono per alimentare il silenzio, il silenzio che serve alle cosche per an dare avanti nei propri affari. La cura del silenzio permette agli uomini di “lavorare” Sono madri, mogli che subiscono o che, con complicità, agiscono e creano la cappa d’iso lamento del territorio in cui vivono, operano e inviano ordini.
Sono però anche quelle che quando rompono il silenzio mettono in crisi l’interc sistema. E una donna la prima testimone di giustizia della storia e sono sempre donne quelle che in Calabria stanno indebolendo la ‘ndrangheta. E per queste donne le mafie mette a disposizione un altro strumento di morte, simbolicamente addirittura più forte dell’omicidio perché “autoinflitto”
“autoindotto” che è il suicidio. I casi che riporto sono su ccome si giustificano le oltre 150 donne uccise e i 37 bambini vittime di mafia? Il caso più noto è quello del piccolo Giuseppe Di Matteo, figlio del collaboratore di giustizia Santino Di Matteo, rapito, strangolato e sciolto nell’acido l’11 gennaio del 1996, dopo 779 giorni di prigionia, a Palermo; oppure in Salento c’è un esempio che basterebbe già da solo a controbattere la tesi secondo cui la mafia ha un codice d’onore che impone di “non toccare” i bambini e le donne. Ed è il duplice omicidio di Paola Rizzello, che nel 1991, quando venne strangolata, aveva 27 anni, e della sua bambina, Angelica Pirtoli, che ne aveva due e mezzo. Mamma e figlia scomparvero nel 1991 a Casarano. Il corpo di Paola venne ritrovato sei anni dopo, nel 1997, in una vecchia cisterna nelle campagne di Matino. Era stata sparata. L’opinione pubblica la bollò come sbandata, drogata, “una che andava con tutti”. In questo modo minimizzò l’accaduto come per dire che in qualche modo se l’era cercata. Venne uccisa da quello che era stato per un certo periodo il suo amante, Donato Mercuri, un uomo del boss Luigi Giannelli. La sua colpa era stata proprio quella di aver avuto una relazione con Giannelli. Cosa che, ad Anna De Matteis, detta “Anna morte“, la moglie del boss, non era andata giù. Così questa ordinò di fare sparire la sua rivale. Ma non era solo questa la colpa di Paola. La sua colpa era che, dopo l’arresto del boss, cominciava a parlare troppo, a fare domande, a parlare con gli inquirenti (cioè le persone che indagano su casi come questi) Sapeva troppo. Non fu difficile farla salire in macchina, perché conosceva bene il suo assassino. Quando fu portata nelle campagne, aveva con se la sua bambina. Paola venne sparata all’addome e la bambina fu ferita ad un piedino, ma era viva. Gli esecutori, lasciarono lì, al buio, in campagna, la bimba riversa sulla mamma morta. Poi tornarono, perché a due anni e mezzo un bimbo può parlare e soprattutto ricordare. Afferrarono Angelica per un piedino, quello già ferito, e la sbatterono ripetutamente su un muretto a secco. Non sprecarono per lei neanche una pallottola. Poi la avvolsero in un sacco di juta e la seppellirono. Venne ritrovata nel 1999, otto anni dopo il massacro. Ecco il codice d’onore della Sacra corona unita e di tutte le mafie: trucidare una bimba di due anni e mezzo frantumandola su un muretto a secco. Ricordiamolo a quei giornalisti che senza replicare ai mafiosi mandano in onda o riportano le loro dichiarazioni sull’esistenza di un fantomatico codice d’onore della mafia secondo cui si rispettano le donne e i bambini. Quindi no non penso che le mafie rispettino i codici d’onore diciamo che i codici d’onore valgono fino a che un determinato codice non subentri in una situazione che riguardi il mafioso stesso.Fine

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