Questo video parla della storia di Lucia Riina, pittrice e cuoca, costretta a togliere il suo nome dal ristorante da lei aperto dopo aver deciso di voler cambiare vita, tagliando i rapporti con la sua famiglia, a causa del “lavoro” del padre boss mafioso di Cosa Nostra, Totò Riina. Qualche anno fa, infatti, decise di trasferirsi a Parigi, dove aprì il ristorante chiamato “Corleone by Lucia Riina”, la cui apertura suscitò molte polemiche; a gennaio 2019, dopo che la notizia si era diffusa tramite i media, provocando reazioni anche del sindaco di Corleone, al quale non era piaciuto il nome della cittadina nell’insegna, ha deciso di togliere il nome dal ristorante. Durante un’intervista dichiarò di aver voluto mettere il nome della città di provenienza (Corleone), per mettere in risalto la cucina siciliana e che le dispiaceva come la sua identità da pittrice e cuoca le fu negata, poiché veniva vista esclusivamente come “la figlia del boss”, nonostante lei avesse intrapreso un percorso di vita totalmente diverso. Questo video, trovato cercando “mafia” “donne” “generazione”, mi ha molto incuriosito perché ho compreso quanto i figli e le figlie di uomini mafiosi spesso non si identifichino nei loro padri e quanto sia forte il loro desiderio, difficile da realizzare, di non essere considerati solo come loro figli/e ma di poter crearsi una propria vita e una propria storia. Le mafie hanno un codice d’onore, ma che spesso non viene rispettato, come in questi casi in cui i/le figli/e spesso denunciano le azioni della famiglia e interrompono i legami con loro, non rispettando il passaggio da generazione a generazione previsto nella maggior parte dei casi di mafia. Penso infatti sia molto importante vedere ed assistere a queste interviste per evitare di giudicare frettolosamente i/le figli/e dei boss mafiosi e capire che anche loro possono avere una vita totalmente diversa da quella dei padri, se lo vogliono.