Durante tutto il nostro percorso abbiamo imparato tanto sulla mafia e su ciò che essa crea nella persone, le sofferenze, gli omicidi, i furti… ma non ci siamo mai stancati di ricordare che il brutto mostro che è la mafia si trova anche in posti in cui nessuno di noi non sospetta minimamente. Ed è proprio questo, il punto forte della mafia, il farsi sentire ma allo stesso tempo senza uscire allo scoperto.
A volte, infatti, pensiamo la mafia come un qualcosa di lontano, che non ci riguarda, ma altre volte veniamo investiti da notizie che, invece, ci fanno pensare il contrario come questa:
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L’articolo è pubblicato Venerdì 28 Ottobre 2016 dove si espone il fatto successo la sera stessa a Casarano, la quale è stata colpita da una sparatoria, con risultati dolorosi. Il boss mafioso Augustino Potenza ammazzato a 42 da 16 colpi di kalashnikov. Le indagini battono la pista dell’agguato mafioso. Per molti un regolamento di conti tra gruppi mafiosi, o unica ipotesi investigativa tenuta presente al momento, ma nello stesso tempo anche evento che suscitò molta paura.
L’ipotesi investigativa, però, tiene anche conto dell’assoluzione di Potenza (Boss Mafioso) dalle accuse di associazione mafiosa e di essere stata la protagonista di un omicidio negli anni 90 dove a capo del tutto vi era il boss brindisino Vito Di Emidio.
Le prime investigazioni sono state effettuate, infatti, chiedendosi se Augustino Potenza si avesse dato appuntamento nella scena del delitto, un semplice parcheggio di un supermercato, precisamente l’IperMac di Casarano, dove è stato trovato distrutto da almeno 9 colpi, Potenza in una audi A5 con targa albanese. La stranezza sta nel fatto che Augustino fosse solo ad aspettare, e non come possiamo intuire dalla situazione, assieme a dei suoi protettori. Per questo, intuiamo che fosse per lui un semplice incontro e che fosse tranquillo al volante della sua Audi. Per trovare così colui che stesse aspettando in quel maledetto parcheggio, la polizia investigativa ha “assaltato” la casa della vittima sequestrando computer e telefoni per intercettare qualche comunicazione con colleghi o familiari. L’obbiettivo è quello di individuare la famosa chiamata o messaggio con cui si sarebbe fissato l’appuntamento, o meglio ancora colui che avrebbe voluto uccidere quest’uomo stato in carcere per otto anni, accusato di far parte di associazione mafiosa e di aver ucciso una sfilza di persone tra cui minori. La prima idea degli investigatori rimane quello della vendetta, cioè che essa fosse tornata in mente solamente 20 anni dopo, con quei due uomini registrati dalle videocamere di sorveglianza con viso irriconoscibile caschi integrali bianchi e in sella ad un enduro che hanno aperto e chiuso il fuoco.
Nonostante le varie ipotesi e idee, ancora ad oggi rimane la voglia e la necessità di scoprire in cosa erano immischiati i vari soggetti e perché ce l’avessero con Augustino Potenza; necessità che vive non solo tra gli investigatori ma anche tra gli stessi cittadini del paese di Casarano che sono stanchi e siamo stanchi si sentire ancora ad oggi atti di sparatorie e uccisioni.
Per aiutare vi sono anche le parole del sindaco stesso il quale non molla di un millimetro dicendo che la criminalità organizzata c’è, ma è fondamentale non farla sentire in paese, ribadendo che l’istituzione comunale non è collusa con i clan. Non si fanno mancare anche le critiche dei cittadini i quali domandano in merito a questa vicenda sul fatto se sarebbe stata o no in modo ironico un salto di qualità dell’istituzione comunale questo omicidio. Il sindaco riafferma come l’amministrazione non sia collusa con la mafia. Ricordando al popolo che quello di cui si sta parlando è un paese piccolo e tutti sano chi sia l’assessore, il giornalista e che questo costituirebbe un punto in più per una fiducia e una coesione maggiore fra i cittadini.

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