Cercando su internet “come comunicano le mafie”, il primo risultato è questo articolo de “la Repubblica”, uno dei quotidiani italiani più importanti. L’articolo, scritto da Attilio Bolzoni e Norma Ferrara, parla dei vari linguaggi delle mafie: dal linguaggio più cruento in periodo di guerra, fatto di violenza e morte, a quello più “calmo”, meno visibile, ma sempre presente. Anche al linguaggio stereotipato visto dai media, stereotipi forti soprattutto all’estero. Ma non importa dove, o in quale epoca, perché la lingua più importante è sempre quella dei soldi. E poi anche i social, sempre più presenti nelle vite di tutti, anche dei mafiosi, che pubblicano video e fanno dirette in cui minacciano i politici d’Italia e del mondo.

Ho trovato anche questo video su YouTube, cercando “mafia”, “comunicazione”, “popolo”, ma ho dovuto scartarne molti perché non inerenti o per altri motivi. Il video è un podcast, in cui viene intervistato Giuseppe Paternostro, autore del libro “Il linguaggio mafioso – Scritto, parlato, non detto”, in cui parla di vari argomenti, ma sempre inerenti al tema principale, ovvero il linguaggio mafioso. Paternostro parla del motivo per cui ha voluto scrivere il libro e delle ricerche che ha fatto. Io considero utile la visione del video perché, secondo me, è interessante sentir parlare un esperto riguardo alla mafia, alla sua storia e di come il suo linguaggio in realtà non è quello stereotipato delle fiction, con la voce rauca e l’accento siciliano, ma è più simile al nostro, dato che tra i mafiosi si trovano anche figure di rilievo come medici ed avvocati, un fatto allo stesso tempo impressionante e preoccupante. Consiglierei la visione del video a tutti, dato che dura solo 15 minuti e lo si può ascoltare anche mentre si fa altro. Non so se comprerò il libro di Paternostro, ma devo ammettere che mi piacerebbe leggerlo per scoprire di più sull’argomento.

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