In Liguria la DIA, direzione investigativa antimafia, un’associazione che si impegna a contrastare la mafia, si è occupata di osservare i transiti di corrieri che dal Marocco portavano droghe. Il traffico e lo spaccio di sostanze stupefacenti rappresenta segnatamente per le organizzazioni mafiose la principale fonte di guadagno. Ciò nonostante le misure di contenimento adottate in conseguenza dell’emergenza pandemica abbiano nei mesi passati determinato un rallentamento delle transazioni commerciali nelle aree portuali della Regione (Genova, La Spezia e Vado Ligure).Al settore del traffico internazionale di droga si evidenzia il coinvolgimento di un narcotrafficante di origini messinesi destinatario di misura restrittiva unitamente al figlio da tempo attivo anche nel capoluogo ligure.
Dagli anni Cinquanta del Novecento, quando i sodalizi mafiosi prevalentemente di origine calabrese hanno iniziato ad infiltrarsi in Liguria, attraverso la strategia di “mimetizzazione” perseguita dai clan, ha reso più difficoltoso in un primo momento acquisire consapevolezza della presenza nel territorio ligure della ‘Ndrangheta. Tale dato invece oggi è finalmente acquisito anche sotto il profilo giudiziario. Anche grazie a strutture di mafiosi, i calabresi riuscirebbero ad infiltrarsi nei settori più redditizi dell’economia legale per il reinvestimento delle risorse di provenienza illecita.
Come per esempio, qualche anno fa alcuni comuni di Imperia sono stati sciolti per infiltrazione mafiosa.

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