Il 24 gennaio di quest’anno in un’operazione antimafia sono stati arrestati otto uomini, tra cui un imprenditoriale dolciario, appartenente alla famiglia mafiosa di Rocca Mezzomonreale, che si era recato a Rimini per partecipare al Sigep (fiera del gelato).
L’episodio non coinvolge da vicino il nostro territorio dato che Pasquale Saitta (così si chiama l’imprenditore-uomo d’onore) era solo “di passaggio” nel nostro territorio (ciò naturalmente non esclude che la mafia non ci sia) ma mi colpisce notevolmente il mestiere “onesto” che svolgeva, perché l’immaginario comune dell’uomo mafioso è quella di un uomo serio, duro, tutto d’un pezzo e anche scorbutico, grintoso magari e si discosta molto dall’immagine dolce (in tutti i sensi) di un imprenditore dolciario, anche perché il settore dolciario può sembrare di rilevanza minore rispetto ai settori edili e alberghieri.
Ciò è uno spunto per riflettere su due aspetti della mafia:
1) la mafia si può celare dietro chiunque, anche a persone (o meglio professioni) apparentemente innocue
2) la mafia si infiltra dovunque (come un liquido) e ha tentacoli ovunque per usare la metafore della piovra.

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