Nonostante l’Abruzzo venga paragonato ad un’isola felice, questo rimane un “apprezzabile territorio di approdo”.
I clan mafiosi, principalmente campani e pugliesi, praticano presso il territorio abruzzese riciclaggio di denaro e riforniscono di grandi quantitativi di droga la criminalità locale, per lo più composta dai gruppi slavo-albanesi, i sodalizi sudamericani e, nel teramano, dai gruppi nigeriani affiliati al clan degli Eiye. Nel capoluogo L’Aquila fortunatamente non si rilevano presenze criminali strutturate, tuttavia ben diversa è la situazione nel chietino, Francavilla e Vasto. Inoltre, secondo vari rapporti della DIA (Direzione Investigativa Antimafia) il Covid-19 ha rappresentato una grande opportunità per le mafie di infiltrarsi nell’economia legale abruzzese, specie nel settore sanitario. Negli ultimi anni, infine, sono stati documentati gli interessi dei clan campani nella coltivazione di Cannabis in Abruzzo nella Marsica e nella zona del Fucino.