Molto spesso la gente comune pensa che le mafie siano delle organizzazioni criminali basate sulla violenza, sullo spaccio, sugli omicidi e sul ricatto, ma le cui attività, al tempo stesso, portano lavoro nelle zone in cui ce n’è più bisogno.
Il video mostra un’intervista al procuratore antimafia Nicola Gratteri, nel quale smentisce con esempi concreti ma semplici la precedente teoria.
Il procuratore spiega che la mafia ha bisogno di riciclare il denaro contante proveniente dai suoi guadagni illeciti e per farlo necessita dell’apertura di attività con cui mascherare le proprie entrate.
Inizialmente queste nuove attività porteranno nuovi posti di lavoro, ma normalmente dopo alcuni anni la magistratura scopre, attraverso le indagini di polizia, che la società è in mano ad esponenti della mafia e a quel punto la sequestra.
Dopo il sequestro spesso avviene la chiusura e il fallimento dell’attività.
Il cittadino comune penserà quindi che con l’arrivo dello stato vengano persi importanti posti di lavoro, non ricordandosi che negli anni precedenti attività simili subivano una concorrenza sleale (il negozio del mafioso poteva permettersi di vendere i prodotti a un prezzo più basso) portando alla loro chiusura.
Nicola Gratteri ci ha fatto quindi capire che le mafie oltre a essere organizzazioni criminali portano allo sconvolgimento dell’economia locale in cui operano.