Questo breve servizio di un telegiornale siciliano tratta del rapimento e dell’uccisione di Giuseppe di Matteo, tredicenne, avvenuti l’11 gennaio 1996. Per ordine del latitante e boss di San Giuseppe Jato, comune siciliano, tre mafiosi sequestrarono Giuseppe mentre usciva dal maneggio dove andava a cavalcare fingendo di essere poliziotti incaricati di portarlo dal padre. Quest’ultimo, infatti, collaboratore di giustizia ed ex mafioso, avrebbe precedentemente rivelato, dopo essere stato arrestato, delle informazioni riguardanti la strage di Capaci e Via d’Amelio e sull’uccisione di un uomo. A questo seguirono ammonizioni e ricatti indirizzati alla famiglia.
Il bambino trascorse 779 giorni di prigionia in masserie e casolari del Trapanese e dell’Agrigentino e passò i suoi ultimi 180 giorni all’interno di un bunker costruito nelle campagne di San Giuseppe Jato. Successivamente venne strangolato e il suo corpo venne sciolto nell’acido.
Per il suo sequestro e omicidio vennero condannati all’ergastolo più di 100 mafiosi.
Questa è una delle tante prove che la mafia non segue un codice d’onore: i mafiosi coinvolti hanno rapito, torturato e ucciso un bambino innocente a causa di azioni svolte dal padre che andavano a infierire su di loro, sulla loro sicurezza e sulle loro attività, trasgredendo quindi la presunta “regola”.
Mi hanno infine stupito e impressionato la crudeltà e la violenza con le quali i mafiosi hanno svolto queste azioni, e il pensiero che ci siano stati molti altri episodi come questo, nei quali furono involti altri bambini e persone innocenti.
Per trovare questo video ho digitato le parole “omicidio”, “famiglie” e “vittime di mafia”.
Consiglio (soprattutto agli adolescenti) di vedere questo contenuto multimediale perchè è un modo per prendere coscienza della gravità e della spietatezza delle azioni della mafia.