le mafie comunicano tramite “Pizzini”, intercettazioni, lettere di scrocco, testimonianze attentati,, in modo da creare un tessuto complesso di significati nascosti, un linguaggio “detto-non detto”, dove non ci si deve mai fermare al primo livello di lettura. Ci si trova davanti ad un linguaggio ambiguo. Un’ambiguità talmente tanto radicata che in più occasioni soggetti che parlano la stessa lingua temono che l’altro parli in qualche momento una varietà particolare di quella lingua. Ma la mafia ora non usa solo questi mezzi di comunicazione. I mafiosi sempre di più ricorrono anche alla rete, sono presenti su Facebook, Instagram, TikTok e hanno deciso di occupare questo spazio aperto a tutti. La mafia ha dato la nascita anche di molti stereotipi specialmente suk sud Italia. Un classico esempio può essere quello già trattato in conferenza: la nuova corrente su Tik Tok “Are you in the mafia?”, dove le adolescenti chiedono ai loro padri se fanno parte della mafia, mostrando foto e video dello stile di vita del padre.
Per la ricerca ho utlizzato le parole “mafia” e “comunicazione”.
Il video allegato è come mi immagino io la Mafia, dove sono presenti alcuni punti trattati in conferenza. Nel video è presente la figura del mafioso che vuole dare l’immagine del più forte al “nuovo arrivato”, il boss che dà ordini ai membri della sua associazione mafiosa, la mafia che uccide sia per comunicare che per eliminare i traditori. Il video rappresenta alcuni pezzi del passato del protagonista del cartone animato, il quale infatti era uno dei boss della “Port Mafia”. Ho scelto questo video perché coincide su come mi immagino io la comunicazione della Mafia e quale tipo di ambiente si vive entrando a farne parte.