Era un martedì di ottobre del 1986 a San Lorenzo, borgata rurale nella zona nord di Palermo, quando venne ucciso il piccolo Claudio Domino. Il piccolo veva 11 anni e fu ucciso in una strada del quartiere San Lorenzo da un killer che gli sparò in testa.“
Davanti all’edicola in via Fattori, nella larga strada alle pendici delle colline, un paio di ragazzini di una decina d’anni ciondolavano tra i marciapiedi e le auto, tirando qualche calcio a un pallone. La strada era tranquilla come doveva esserlo uno dei punti nevralgici dello spaccio di droga: niente furterelli, niente confusione, niente ‘sbirri’. Mentre giocavano, il rombo di motore annunciò l’attivo dall’incrocio di una grossa motocicletta. A pochi metri da loro il centauro si fermò senza togliersi il casco: ‘Claudio!’, chiamò. Sentendo il proprio nome uno dei due ragazzini si voltò, vide un braccio che si alzava all’altezza della sua testa, poi più nulla. Claudio cadde a terra con un proiettile in mezzo alla fronte bianca.
Una vera e propria guerra di mafia a Palermo, all’omicidio di un bambino di 11 anni, eliminato in un regolamento di conti tra famiglie rivali, ucciso da un adulto, come un adulto.

Oggi i genitori di Claudio, Graziella e Antonio chiedono e vogliono giustizia da parte degli organi inquirenti. Sono entrambi impegnati, insieme al gruppo di Agende Rosse Paolo Borsellino di Palermo con la coordinatrice Prof.ssa Rosanna Melilli per sensibilizzare gli studenti delle scuole di tutta Italia alla conoscenza della storia dei 125 bambini vittime di mafia e fare testimonianza con Massimo Sole, fratello di Gianmatteo Sole, Ferdinando Domè, figlio di Giovanni Domè ucciso nella strage di viale Lazio, con il professore Claudio Burgio, altro familiare figlio di Giuseppe La Franca, con Giovanna Pedroni, Valentina Perez di Agende Rosse, Davide Minio coordinatore city angels palermo, in collaborazione con la scuola “Borghese XXVII maggio”, dove è stato approvato un progetto dal Miur “Giù le mani dai bambini”, Giuseppe Catronovo libreria tantestorie.

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