La ‘ndrangheta in Emilia-Romagna è un fenomeno emerso negli anni ’80 del secolo scorso. Secondo il pentito Antonio Valerio (Processo Aemilia) operavano i Lucente, i Bonaccio, Salvatore Tirotta, la ‘ndrina dei Dragone rappresentata da Raffaele Dragone e Antonio Muto, esponenti del locale di Cutro e un altro gruppo formato da Antonio Fava, Rocco Gualtieri (ora collaboratore), Rosario Sorrentino, Antonio Macrì, Nicola Vasapollo e Antonio Garà. Col permesso della ‘ndrangheta di San Luca, si aprì un locale a Reggio Emilia dipendente da Cutro.
L’analisi dell’Osservatorio sulla Criminalità Organizzata dell’Università (CROSS) di Milano a settembre 2018 presenta un rapporto guidato da Nando Dalla Chiesa che descrive le operazioni di insediamento dei Grande Aracri a Brescello e l’espansione nella provincia di Reggio Emilia, Parma, Modena e Piacenza per l’Emilia-Romagna e di Mantova e Cremona per la Lombardia definita come omeopatica, ovvero a lungo termine e non in maniera aggressiva.