Mafia e gioco d’azzardo
Tutte le mafie, fin dagli anni Ottanta, si sono radicate in Emilia Romagna dove hanno trovato un terreno fertile per i loro affari.
In Emilia Romagna, nel solo 2016 il volume d’affari del gioco d’azzardo ammonta a sette miliardi e mezzo. A svelarlo sono i dati ufficiali dei Monopoli di Stato che hanno evidenziato un incremento di circa mezzo miliardo rispetto all’anno precedente.
Ai primi posti si trovano slot e videolottery, seguite da poker online, scommesse sportive e lotto. Sul tema interviene l’associazione “Mafie sotto casa” secondo la quale, questo importante giro d’affari sarebbe in gran parte nelle mani della criminalità organizzata.
Il sistema, secondo alcuni componenti dell’associazione, è perfetto per riciclare il denaro proveniente dalle attività illecite gestite dalle cosche e per avere anche un riscontro, in maniera indiretta, su quello che è l’ambito dell’usura. Questi metodi, già conosciuti, sono stati acclarati durante il processo Black Monkey, che ha mostrato per la prima volta un legame tra il gioco d’azzardo legalizzato e la criminalità.
Pochi sono però i mezzi che hanno a disposizione i vari Comuni per poter controllare la situazione, tra questi vi è la mappatura dei luoghi con le slot collocati vicino a zone definite sensibili, come scuole e luoghi di culto, che secondo quanto stabilito dalla legge regionale approvata lo scorso giugno, dovranno essere identificati e in seguito saranno interessati da provvedimenti che variano dalla chiusura al mancato rinnovo dei contratti di concessione.