Un nonno e sua nipote entrano in un bar americano e lei ordina una Pepsi.
Il barista, un uomo robusto e per niente cordiale, le versa di nascosto nel bicchiere una Coke. Dopo aver bevuto la bevanda, accade qualcosa.
La bambina diventa scura in volto e inizia a parlare al barista in modo diverso: voce roca e maschile, dialetto siciliano e gesticola all‘ “italiana”.
Tutti cominciano a spaventarsi e a guardare in modo stravolto quella piccola boss che reclama la sua Pepsi e che conclude il discorso dicendo: “Capisti?”.
L’uomo replica sbigottito: “Yes!” e le dà la Pepsi.
Con l’esplosione del chewingum del lavoratore alle spalle del barman, l’incantesimo si spezza: la bambina torna a parlare con la voce acuta, sorridente e cordiale, anche se qualcosa rimane: ringrazia ancora in italiano.

Quanti stereotipi sulla mafia sono riconoscibili in questa pubblicità datata, a bassa risoluzione ma sempre valida? Molti. Innanzitutto la voce della bambina che diventa potente, come quella degli uomini d’onore: forzuta, massiccia, per farsi valere. Importante notare il riferimento al tipico modo degli italiani di gesticolare mentre parlano e, chiaramente, il riferimento alla mafia siciliana nel linguaggio da “picciotti” anche se americanizzato. Resta però l’uso del passato remoto, molto diffuso nel Sud Italia.
Infine, l’esplosione della gomma da masticare ha l’effetto di una bomba: tutti quelli seduti si ‘‘riparano’’ dietro i tavoli pensando ad una esplosione, cosa che mi fa dedurre che tutti in quel bar o erano della mafia o sapevano della sua esistenza.
Il video non è nitido ma vale la pena vederlo per comprendere la mafia stereotipata all’americana.

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