Si, le Mafie danno lavoro.
Il 7 febbraio 2018 la relazione conclusiva, che fornisce un quadro dettagliato sulle politiche di contrasto delle diverse organizzazioni criminali. In questa scheda si riassumono le posizioni della Commissione con riguardo all’evoluzione delle strategie mafiose e alle infiltrazioni nell’economia.
Il Centro e il Nord Italia ed anche all’estero, testimoniato dalle numerose inchieste giudiziarie, dove è possibile condizionare più facilmente le scelte delle amministrazioni locali.
Troviamo l’ingresso nell’economia legale, nei diversi settori produttivi, sia quelli “tradizionali” (edilizia, appalti, commercio, sanità pubblica e privata, trasporti e infrastrutture, contraffazione, contrabbando) sia “nuovi” (rifiuti, energie rinnovabili, turismo, giochi e scommesse, servizi sociali, accoglienza dei migranti, investimenti finanziari, comparto immobiliare etc). Si realizza un sistema di scambi reciprocamente vantaggiosi: le aziende puntano a “incrementare i profitti, abbattere i costi, recuperare crediti o risolvere problemi di liquidità con l’iniezione di nuovo capitale. Le mafie diventano così delle vere e proprie agenzie di servizi illegali per le imprese, pronte come sono a mettere a disposizione dell’economia all’occorrenza il proprio capitale di relazione con i poteri. E quindi ad assumere progressivamente il controllo totale delle imprese coinvolte. Le Mafie hanno la capacità di condizionare gli indirizzi degli enti locali. Se prima del 1992 corruzione e mafie si intrecciano da sempre al Sud, da quella data aumentano progressivamente anche al centro-nord i casi di coinvolgimento delle mafie o di violenti nella rete corruttiva. Tali reati risultano di difficile individuazione in ragione del meccanismo stesso della corruzione.

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