Nel territorio della provincia di Rimini sono attivi i Vrenna-Bonaventura. L’organizzazione ‘ndranghetista opera anche attraverso gli alleati Masellis – Lentini, nel controllo del gioco d’azzardo, l’usura, le estorsioni e il traffico di sostanze stupefacenti. Sono presenti anche i Pompeo di Capo Rizzuto, gli Ursino di Gioiosa Jonica (RC) e i Muto. E’ molto forte e radicata la presenza della camorra con i clan D’Alessandro, Di Martino – Afeltra, Vallefuoco di Brusciano (NA), Mariniello di Acerra (NA) e dei casalesi. Sono presenti soggetti della sacra corona unita e anche del clan mafioso catanese dei Laudani.

Nel 2012 si è messo in evidenza la denuncia lanciata dagli albergatori, che avevano evidenziato il rischio di possibili acquisizioni di strutture ricettive e della balneazione da parte la mafia, a causa della crisi che ha investito il settore turistico. La conferma a quanto paventato dagli addetti al settore, giunge da una recente analisi della Prefettura di Rimini, secondo la quale alcuni hotel della provincia sarebbero passati in mano alla criminalità organizzata. A Gennaio 2014 l’inchiesta giornalistica “3 stelle in contanti“, un breve documentario di Michela Monte, ha fatto il punto sui cosiddetti ‘alberghi della mafia‘, indagando a tutto tondo il fenomeno infiltrazione mafiosa: si parte dalla dimensione locale ma con lo sguardo rivolto all’Europa, per creare un modello di contrasto alle mafie da esportare in altri contesti turistici con le stesse problematiche della riviera romagnola.

Di riciclaggio connesso agli interessi della criminalità organizzata si era già parlato anche agli inizi di dicembre 2013 alla prefettura di Rimini. Alla guardia di finanza e alla Provincia era stato allora chiesto di effettuare controlli sugli hotel che praticano prezzi troppo bassi (si arriva anche a camere a 15 euro con pensione completa), una politica indice di infiltrazione mafiosa. Una proposta invece che attende il vaglio dell’Aia è quella di accogliere nelle sue sedi provinciali delle urne in cui gli albergatori possono depositare questionari anonimi, nei quali raccontare le pressioni eventualmente subite per mappare la percezione della criminalità organizzata nel settore alberghiero. In occasione della giornata internazionale contro la corruzione, la 89 presidente della commissione antimafia europea Sonia Alfano ha peraltro ricordato che mentre l’Italia si è piazzata al 69° posto nella classifica di “Transparency international” (in Europa soltanto Bulgaria e Grecia sono riuscite a fare peggio), il Parlamento Europeo ha approvato il testo della commissione Crim sul crimine organizzato, il riciclaggio di denaro e la corruzione. Solo quest’ultima, avverte l’europarlamentare “costa all’Italia circa 60 miliardi di euro l’anno”. Il tema del denaro sporco è strettamente legato a quello dei paradisi fiscali (Rimini è a pochi km da San Marino) e al segreto bancario. “La convenzione Ocse del 2009 – come ha spiegato il procuratore nazionale antimafia – prevede accordi bilaterali e uno scambio d’informazioni subordinato a una valutazione della richiesta da parte dello Stato che dove fornire tali informazioni. Questo modello della convenzione Ocse non sembra sufficiente ai fini di un’efficace azione di antiriciclaggio, perché comunque subordina, caso per caso, la scelta se fornire o non fornire le informazioni, cioè se far cadere o no il segreto bancario. Secondo le opinioni diffuse anche a livello europeo dovrebbe venire meno il principio del segreto bancario e dovrebbe affermarsi un automatismo nello scambio d’informazioni che attualmente non esiste ancora”. Intanto anche a Rimini non manca chi propone di istituire, come nella provincia di Modena, una carta etica delle professioni intellettuali. Un documento che prevede al suo primo articolo di rifiutare “ogni rapporto con organizzazioni criminali, mafiose e con soggetti che fanno ricorso a comportamenti contrari alle norme di legge e alle norme etiche per sviluppare qualsiasi forma di controllo e vessazione”.

Il settore alberghiero è anima dell’economia del territorio il prefetto della città Romagnola Giuseppe Forlenza sottolinea “è in dubbio che questa vulnerabilità possa costituire terreno fertile per la criminalità organizzata”. Dopo l’aggiornamento del protocollo per la tutela della legalità nel settore alberghiero e mentre in arrivo un protocollo Antimafia per le banche il prefetto alza ancora di più l’attenzione: da settembre ad oggi 10 interdittive Antimafia sui 13 a Rimini hanno riguardato alberghi. “È necessario” dice il Presidente dell’Associazione albergatori un monitoraggio del mercato: “Il mio è un costante appello anche alla società civile Fate attenzione non svendiamo una parte del territorio”. Il grido d’allarme arriva anche dal segretario regionale UIL Giuliano Zignani che denuncia attività come lavatrice per riciclare soldi sporchi.

È emerso un quadro complessivo di presa d’atto della presenza delle mafie nella provincia di Rimini – spiega Stefania Crocitti -. Questa presenza, peraltro, non è “sporadica” ma è ormai una presenza “stabile”. Gli ambiti all’interno dei quali l’infiltrazione mafiosa è maggiore sono, in primo luogo, quelli economici (commercio, edilizia e turismo) e, secondariamente, quelli della politica e della pubblica amministrazione. Gli studenti e i genitori intervistati ritengono, inoltre, che il traffico di droga, il riciclaggio del denaro sporco e lo sfruttamento della prostituzione rappresentino le principali attività criminali a Rimini, mentre altre attività illegali – quali l’usura, le frodi fiscali, lo smaltimento illecito di rifiuti, la corruzione – non vengono percepite come attività delle mafie presenti sul territorio riminese. Così in realtà non è (come dimostrano anche le operazioni di polizia e della magistratura); tuttavia, tali attività sono meno visibili – fanno meno “notizia” – e, pertanto, non sono conosciute come attività mafiose

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