Parole chiave: mafia donne ruolo

La mafia è un’associazione che esclude le donne. Le donne contano solo in quanto madri. Quando una donna perde un figlio, difficilmente si rassegna. Nelle faide (sanguinose guerre tra gruppi familiari rivali) è la donna che con il suo pianto disperato istiga gli uomini ad uccidere, finché la perdita subita non verrà lavata con altro sangue. Sete di vendetta che non si ferma davanti a nulla.
La donna di mafia accetta per tradizione il ruolo subalterno agli uomini della famiglia, al padre, al fratello, al marito ecc.
Cresce i figli con queste regole assicurando così la cultura mafiosa.
Anche nella mafia qualcosa sta cambiando, ma non in meglio perché, oggi le donne assumono posizione di potere, comandano, spacciano e uccidono.
Ci sono anche donne che si ribellano alla tradizione mafiosa che le vuole sottomesse. Donne che reagiscono e sottraggono il destino dei propri figli alla mafia.
La prima donna a sfidare i boss fu Serafina Battaglia, che negli anni sessanta denunciò gli assassini del marito, anche lui mafioso. Andò in tribunale, baciò il crocifisso e disse che i mafiosi sono spavaldi solo con chi ha paura di loro ma se si ha il coraggio di attaccarli, diventano vigliacchi, non sono uomini di potere ma pezzi da piedi.
Serafina sapeva tutto quello che il marito e il figlio le avevano raccontato e utilizzò quelle informazione per condannare 30 mafiosi coinvolti in 24 omicidi. La sua vita cambiò e lei incominciò a camminare armata, con una pistola nascosta fra il reggiseno e sottoveste ricordando spesso quello che aveva imparato a sue spese cioè che se le donne dei mariti ammazzati si decidessero a parlare così come aveva fatto lei per sete di giustizia, la mafia non esisterebbe più da un pezzo.
Serafina muore nel suo letto molti anni dopo, nel 2004. Dopo di lei tante altre donne cominciarono a ribellarsi.

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