Essendo interessato ad approfondire lo stereotipo del mafioso nel mondo dell’industria pubblicitaria ho digitato su google le parole mafia, pubblicità, stereotipo e “scrollando” diverse pagine web ho trovato uno spot, che poi ho scoperto essere uno di una serie di pubblicità che la Renault fece nel 2004 per sponsorizzare l’auto Megane Grandtour.
La società transalpina giocando sul termine mafioso di famiglia e sul modello dell’auto, una familiare, ideò una serie di reclame incentrati sugli stereotipi dell’immaginario comune dei malavitosi.
Tornando alla pubblicità che ho scelto, il modo in cui sono vestiti i tre soggetti, come sono pettinati, ma anche la canzone che accompagna tutto lo spot, presente anche nella serie tv The Sopranos, mette subito in chiaro una cosa: si parla di mafia.
E’ però il finale la parte che colpisce di più, nel quale, in un momento tragicomico, il guidatore, ingannato dagli altri due, viene condannato ad una morte orribile tramite le “scarpe di cemento”, nel mentre, una voce narrante, con un forte accento del sud, invita o meglio minaccia, con un tono aggressivo tipico dello stereotipo del mafioso, lo spettatore a comprare l’auto.
La cosa che più mi colpisce in questo spot è come la mafia sia diventato un brand popolare, con delle caratteristiche distintive come l’aspetto, la parlata, la famiglia, così forte che diverse aziende internazionali hanno deciso di utilizzarne l’immagine nelle loro campagne pubblicitarie; a questo punto però mi chiedo: in questo modo non rischiamo di dare troppo risalto ad un fenomeno negativo come la mafia?
Le mafie comunicano?