Conosciamo tutti la mafia ma da dove vengono le informazioni che sappiamo?
La maggior parte delle informazioni derivano da internet (anche dai social), dalla scuola o
ancora meglio dai nostri genitori/ nonni/ zii, dai libri, film e addirittura dai videogiochi. Però
c’è da dire che abbiamo stereotipi molto diversi dalla realtà. Ad esempio non è vero che i
mafiosi si uccidono solo tra loro e non è assolutamente vero che non uccidono donne e
bambini, o ancor meno che un tempo la mafia era giusta, onorevole e proteggeva i deboli,
non è mai stata così. Anche la televisione fa dare un’idea sbagliata, perché viene
rappresentata come un male che si trova ovunque, quasi onnipotente e la polizia è l’unica a
poterla combattere. Un’altra particolarità è che noi i mafiosi li vediamo vestiti in giacca e
cravatta, con un’ accento del sud; e non potremmo mai pensare che ci possa essere una
donna a fare tutto ciò o che parlino in dialetto milanese o addirittura in italiano.
Le mafie comunicano perfettamente ogni giorno con noi attraverso: Twitter, Instagram,
TikTok, Facebook, pubblicità e addirittura col silenzio.
La scuola ci vuol far conoscere questo argomento per vari motivi, ma i principali sono due,
per conoscere il passato (chi furono le vittime e cosa accadde ai tempi dei nostri nonni) e
perché noi giovani siamo il futuro di questo pianeta e contano su di noi per distruggerla.