Era il 31 Marzo 1984 quando due sicari uccisero con tre colpi di pistola Renata Fonte, a pochi passi da casa sua. Aveva 33 anni. Solo due anni prima era stata eletta Assessore alla cultura e alla pubblica istruzione del comune di Nardò ( Lecce). Lei è stata la prima donna vittima di mafia nel Salento. Lottava senza sosta contro le speculazioni edilizie e aveva particolarmente a cuore la salvaguardia del parco di Porto Selvaggio, nelle mire dei traffici illeciti della mafia salentina ( obbiettivo delle colate di cemento ). Proprio per questo era considerata una persona scomoda. Come tutte le altre vittime di mafia, non pensava di diventare un’ eroina, perché in realtà stava solo facendo il suo dovere. ” Mia madre era diventata, suo malgrado, leader di un movimento di politica e di pensiero, dice la figlia Viviana Matrangola. Aveva capito che in Salento stava attecchendo un sistema di cultura e di metodi mafiosi ma ha avuto il coraggio di affermare le proprie idee “. La giustizia ha arrestato i suoi assassini, ma sul vero mandante del suo omicidio non è stata fatta chiarezza. Grazie a lei Porto Selvaggio oggi è un meraviglioso parco naturale. Negli anni la sua storia è stata volutamente dimenticata perché forse non tutti i colpevoli sono stati smascherati. ” Era fiera delle bellezze della propria terra, decisa a difenderle dagli interessi criminali, dalle connivenze fra mafia e politica. Il modo più giusto e concreto di ricordarla è impegnarci ogni giorno per realizzare il suo ideale di vita e di giustizia “.
Ho scelto questo argomento perché lo conoscevo in maniera abbastanza approfondita. Mi ha attirato il fatto che questo episodio è successo in un paese non molto lontano dal mio.

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