1 maggio 1947, Piana degli Albanesi, provincia di Palermo. E’ la festa del lavoro, e quasi 2000 lavoratori e braccianti si riuniscono a festeggiare. Ci sono musica, bambini vestiti a festa, e la voglia di festeggiare dopo gli anni cupi del fascismo e della guerra, anche a seguito della vittoria del Blocco del Popolo alle elezioni regionali.

Quella festa si trasforma però nella prima strage della Repubblica: 11 morti, 30 feriti. Lavoratori e lavoratrici, e bambini e bambine, uccisi dagli uomini del bandito Salvatore Giuliano per mandare un preciso messaggio politico: le mafie non accettano di lasciare spazio, potere e dignità a lavoratori e lavoratrici, che devono restare sfruttati e sottomessi. Non c’è spazio per l’emancipazione e la dignità.

Circa 70 anni dopo non conosciamo ancora i mandanti di questa strage, ma possiamo ascoltare le voci dei superstiti, e della loro ancora forte voglia di lottare per i propri diritti.

Ho scelto questo video perché racconta come, fin dall’inizio, le mafie non abbiano mai avuto rispetto dei lavoratori e delle lavoratrici e dei loro diritti e perché fare memoria di quella strage ci può aiutare a comprendere quali siano le condizioni del lavoro offerto dalle mafie oggi.

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