Questo video che ho deciso di condividere illustra l’intervista ad un ex boss mafioso, Luigi Bonaventura. lui era il boss della ‘ndrangheta di Crotone per successione familiare dopo il padre.
Nella parte iniziale lui definisce la ‘ndrangheta un’etnia, una tribù. nipote di Vrenna, detto “u zirru”, lui non è diventato mafioso ma lo è nato e non ha avuto scelta perché la ‘ndrangheta così come Cosa Nostra istruisce i propri eredi sin dalla piccola età con un’educazione che lo stesso Bonaventura definisce ” ‘ndranghetista”. Bonaventura però non vuole che i propri figli seguano le sue orme, quindi nel 2006 comincia la sua collaborazione con la giustizia.
Le sue informazioni hanno contribuito fortemente all’arresto di centinaia di affiliati al clan.
L’intervista prosegue con dei ricordi del diretto interessato della sua infanzia, e lui ricorda di quando scambiava le armi per dei giocattoli e pensava che fosse lo stesso per tutti i bambini del mondo; ma la formazione non si ferma solo all’uso delle armi, Bonaventura infatti fu mandato anche nel nord-est italiano per studiare la situazione per degli investimenti nella zona.
Fino ai 18 anni rimane incensurato per ordine della famiglia ma poi nel 1990 partecipa alla strage di piazza Pitagora, ma non uccide nessuno; il primo delitto arriva un anno dopo, quando insieme al cugino uccide un pescivendolo, ma lui non voleva, e definisce “drammatico il fatto di togliere la vita ad una persona perché con la persona morta muore anche una parte di te”, ed è qui che inizia il suo processo di pentimento, commovendosi lo definisce “un modo di chiedere perdono”.
lui ora è un condannato a morte dalla ‘ndrangheta “per opera di suo padre”, per il quale però Bonaventura nutre “ancora un gran bene”.
In questo momento per via della taglia sulla sua testa Bonaventura vive in località segreta ma senza usufruire del “programma di protezione per i pentiti” per aver rifiutato il trasferimento in un’altra località, definendola non sicura.
Ad oggi il grande Bonaventura ha promosso un comitato “Collaboratori di giustizia”.
Questa la bella storia di un pentito di ‘ndrangheta che non voleva rovinare la vita dei propri figli.
Grazie per l’attenzione.

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