Giuseppina Pesce è una donna appartenente ad una delle famiglie più potenti della ‘ndrangheta calabrese. Ha deciso coraggiosamente di denunciare, nel 2011, le azioni malavitose della famiglia e le violenze da essa perpetrate anche nei suoi confronti per ridurla al silenzio ed all’obbedienza, scatenando in tal modo la reazione della ‘ndrina. Pur sapendo che su di lei pendeva una condanna a morte, in quanto aveva tradito e disonorato la sua famiglia, peccati che per la mafia si possono scontare solamente con la vita, è riuscita comunque a resistere alle intimidazioni ed ai maltrattamenti riservati a lei e ai suoi tre figli. Tuttavia, per un certo periodo, ha dovuto cedere alle minacce dei familiari, dai quali è stata costretta ad inviare una lettera atta a far interrompere la sua collaborazione con i magistrati antimafia, nella quale ella affermava di aver raccontato solo falsità. Ma dopo poco, ha deciso di riprendere il rapporto di collaborazione con gli inquirenti, sconfessando quella stessa dichiarazione e sono quindi iniziate le inchieste contro i suoi familiari che hanno portato alla scoperta dei loro molteplici misfatti ed al loro arresto.
Ho scelto questo video associandolo a due sottotemi “percorsi di supporto ai familiari, storie di chi ha denunciato- Liberi di scegliere”, “È possibile un’emancipazione delle donne all’interno delle mafie?”.
Mi ha molto colpito il fatto che questa donna abbia avuto il coraggio di ribellarsi in modo da garantire un futuro migliore per lei e i suoi figli, pur sapendo il pericolo che avrebbe corso denunciando le attività mafiose dei suoi stessi familiari.
Le mafie rispettano un codice d’onore?