Il video preso in considerazione evidenzia come le mafie diano effettivamente lavoro ad alcune persone; tuttavia emergono anche altri fatti sconcertanti sull’argomento. Nel video si parla delle vittime italiane del caporalato, la pratica secondo cui appunto il caporale sfrutta operai e braccianti assegnando loro occupazioni estremamente usuranti, in questo caso, nei campi agricoli. Molto spesso questi operai sono persone che lavorano per i caporali in quanto fondamentalmente non hanno scelta: magari hanno dei figli da mantenere e questo tipo di lavoro (se così può essere definito) è l’unico modo possibile per portare a casa un po’ di denaro. C’è però da dire che le condizioni a cui le mafie danno lavoro sono disumane, come espresso da alcune persone nel video: troppe ore di lavoro estremamente stancanti e uno stipendio che a malapena consente di arrivare a fine mese, dolore a molte parti del corpo, il divieto di andare in bagno durante l’orario di lavoro e l’obbligo di restituire una parte dei soldi guadagnati al proprio “datore”. Pertanto in queste situazioni i diritti del lavoro non sono nemmeno lontanamente tutelati, così come i lavoratori stessi che non necessariamente accettano un’offerta da parte dei caporali per paura, ma più che altro perché si trovano in condizioni di precarietà e cercano, in un certo senso, un’ ancora per poter continuare a mantenere sé stessi o la propria famiglia.
In conclusione, dire che le mafie danno lavoro è un’affermazione allo stesso tempo giusta ed estremamente sbagliata, in quanto è vero che le persone percepiscono un benché minimo stipendio, ma è altrettanto evidente che atti del genere sono definibili di schiavitù piuttosto che imprenditoriali.
Le parole chiave che ho utilizzato per trovare il video sono: caporalato, economia, rapporto tra vittime e carnefici nel mondo del lavoro.

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