Anche nelle fiction è possibile riconoscere come la mafia agisce, come assolda i suoi uomini, perché chi scrive queste storie per la tv o il web si ispira alla realtà.
Per questo ho scelto il trailer di una serie recentemente trasmessa su Rai Uno, “BLACK OUT”, in cui uno dei protagonisti principali, Giovanni, deve uccidere una donna che deve testimoniare contro un boss. Il mandante è proprio il boss, il fratello di Giovanni.
La vittima è Claudia, un medico, testimone di giustizia sotto protezione che aveva deciso di vivere sotto scorta e protetta, rinunciando alla sua vita, pur di fare giustizia. Giovanni, invece, è un uomo combattuto perché aveva deciso di allontanarsi da suo fratello, non voleva essere un boss come lui, ma in realtà comunque lavora per la Camorra, poiché la sua azienda ricicla denaro sporco.
Pensa di essere una persona per bene, ma in realtà è dentro quanto suo fratello anche se capisce questo solo quando gli viene chiesto di uccidere Claudia, l’unica persona che potrà aiutarlo quando la slavina seppellirà tutti isolandoli dal resto del mondo.
La trama è molto particolare e avvincente, ma sicuramente anche questa fiction fa capire come “lavorare” per la mafia ti lega per sempre, è difficile spezzare i legami, anzi: la mafia ti chiede sempre di più, c’è una crescita nei reati che chiede di commettere, proprio come accade a Giovanni: dal riciclaggio, deve passare all’omicidio. Nella fiction, forse, tutto si può risolvere in un modo diverso, forse una speranza di cambiamento ci può essere, ma nella realtà credo sia molto diverso.
Le mafie danno lavoro?