La storia del piccolo Giuseppe di Matteo, raccontata nel video che ho trovato su youtbe
usando le parole chiave bambini, verità e collaboratore di giustizia, è molto toccante.
Il 23 novembre 1993 Giovanni Brusca rapisce Giuseppe Di Matteo, un bambino di
tredici anni, figlio di un membro della stessa famiglia mafiosa che fu arrestato e aveva
iniziato a collaborare con le forze dell’ordine. Il bambino fu tenuto prigioniero in un
bunker per oltre due anni nel tentativo di persuadere il padre a smettere di collaborare
con la giustizia. L’ 11 gennaio 1996 Giuseppe fu strangolato e poi il suo corpo fu sciolto
in una vasca piena di acido nitrico.
Questo fatto aiutò l’intera Italia a capire che queste persone sono mosse solo da interessi
economici e sono totalmente slegati da ideali o codici d’onore.
Le azioni perpetrate dai gruppi mafiosi in quei periodi passavano in secondo piano agli
occhi delle persone comuni, proprio perché si pensava che questi avessero dei codici che
proteggessero dalla violenza i bambini.
Inoltre grazie all’azione che stanno portando avanti magistrati e tribunali, oggi siamo in
grado di conoscere queste persone e di capire i danni che stanno facendo.
Secondo me per combattere la mafia serve coraggio, soprattutto si potrà sconfiggere
solo comprendendo in quale modo essa ragioni.