Le mafie danno lavoro?
Da questa domanda si aprono percorsi di approfondimento verso tante direzioni, che portano a scoprire i settori in cui le mafie fanno affari, gli strumenti con cui si insinuano e prendono il controllo, le condizioni che impongono ai lavoratori e i loro guadagni, ma anche le storie di chi si oppone e del ruolo che ognuno di noi può avere per contribuire a contrastarne l’espansione.
A chi le mafie danno lavoro e in quali settori? A quali condizioni? Cosa accade ai diritti dei lavoratori? Che cos’è il caporalato? Chi ci guadagna? C’è chi si è opposto? Che alternative ci sono al lavoro dato dalle mafie? Noi come cittadini abbiamo un ruolo?
Queste sono alcune delle domande che le formatrici di Cinemovel utilizzano in aula per presentare i diversi argomenti e avvicinare le studentesse alla ricerca.
Guarda le ricerche delle studentesse di SIC. Il link porta a tutti i contenuti.
A quali condizioni le mafie danno lavoro?
In questo video il giornalista Roberto Saviano spiega perché non bisogna stupirsi dei manifesti di elogio comparsi a Napoli dopo la morte del boss della camorra Raffaele Cutolo parlando di come una parte della società associa le mafie all’assenza dello Stato e dicendo che la camorra ha risposto paradossalmente alla disoccupazione, elargendo denaro e offrendo “lavoro”, un lavoro che distrugge i territori e che in realtà è morte.
Un esempio che mi ha colpito molto è la vicenda di una bambina, Raffaelina Esposito perché non sapevo che le mafie facessero dei comunicati ufficiali e che con queste dichiarazioni portavano avanti una vera e propria modalità comunicativa volta ad ottenere consenso, per dare una sensazione di sicurezza.
Effettivamente in questo video si parla di lavoro dato dalle mafie ma ad un prezzo esorbitante: i soldi dati ai terremoti, alle famiglie bisognose, ricorda l’affiliazione in massa dei disoccupati per alimentare il potere camorristico, a costo della vita. Come se il potere delle mafie in realtà non si alimenta solo con le pistole e la violenza ma anche, come dice Saviano con una “deformata cura”.
A chi la mafia dà lavoro?
Il caporalato è un fenomeno purtroppo molto noto, e solitamente associato al Sud Italia. In questo video invece si parla della situazione dell’Agro Pontino, vicino Roma e della comunità Sikh, che vengono sfruttati dai capi. Alcuni coraggiosi lavoratori hanno deciso di rifiutare queste condizioni, nonostante ciò non abbia portato subito a dei risultati.
La cosa che mi ha sconvolto è che nelle interviste una persona dice “Noi italiani siamo così”, come se la cultura del lavoro non esista e non sia mai esistita. La mafia secondo me dà lavoro a chi percepisce il lavoro come un favore e non come un diritto, indispensabile per rendere dignitosa la propria vita.
Sono tutelati i diritti del lavoro dalle mafie?
In questo video si parla di un’operazione, Omissis, che tratta del fenomeno della prostituzione in cui giovani donne, a volte anche incinta, sono costrette a prostituirsi in luoghi degradati dove spesso le forze dell’ordine hanno trovato anche droga e materiale contraffatto.
Mi ha colpito questo video, soprattutto perché solitamente si pensa che le mafie abbiano un’”etica” legata alle donne. Invece non tutelano niente e nessuno, anzi, fanno profitto sulla pelle delle ragazze, anche giovani, costrette a vivere e a vendere il loro corpo.
La mafia rispetta i lavoratori
1 maggio 1947, Piana degli Albanesi, provincia di Palermo. E’ la festa del lavoro, e quasi 2000 lavoratori e braccianti si riuniscono a festeggiare. Ci sono musica, bambini vestiti a festa, e la voglia di festeggiare dopo gli anni cupi del fascismo e della guerra, anche a seguito della vittoria del Blocco del Popolo alle elezioni regionali.
Quella festa si trasforma però nella prima strage della Repubblica: 11 morti, 30 feriti. Lavoratori e lavoratrici, e bambini e bambine, uccisi dagli uomini del bandito Salvatore Giuliano per mandare un preciso messaggio politico: le mafie non accettano di lasciare spazio, potere e dignità a lavoratori e lavoratrici, che devono restare sfruttati e sottomessi. Non c’è spazio per l’emancipazione e la dignità.
Circa 70 anni dopo non conosciamo ancora i mandanti di questa strage, ma possiamo ascoltare le voci dei superstiti, e della loro ancora forte voglia di lottare per i propri diritti.
Ho scelto questo video perché racconta come, fin dall’inizio, le mafie non abbiano mai avuto rispetto dei lavoratori e delle lavoratrici e dei loro diritti e perché fare memoria di quella strage ci può aiutare a comprendere quali siano le condizioni del lavoro offerto dalle mafie oggi.
Chi ci guadagna dal lavoro dato dalle mafie?
(Min. 0.55-2.28 + 5.08-6.42)
Questo video illustra in maniera chiarissima la vicenda della Famiglia Bianchini, famiglia emiliana di imprenditori edili coinvolta e condannata nel processo Aemilia.
I Bianchini, radicati da decenni con la loro impresa nel territorio del modenese, avevano accettato di collaborare con la famiglia ‘ndranghetista dei Grande Aracri per accaparrarsi appalti in particolare relativi alla ricostruzione post-terremoto del 2012.
Come è spiegato nel video, il loro fatturato era cresciuto in modo esponenziale, fino a che non sono partite le indagini giudiziarie.
Quello che invece emerge in modo meno chiaro dal video, è la situazione che i lavoratori erano costretti a subire. Nonostante l’immenso fatturato della ditta, erano costretti a condizioni di sfruttamento, senza diritti, tutele e sicurezza sul lavoro, e hanno subito costanti minacce e intimidazioni.
Inoltre, dopo il sequestro della Bianchini, sono stati messi in cassa integrazione, subendo dunque nuovamente una situazione di incertezza e precarietà.
Credo che questo sia un ottimo esempio per capire che, anche laddove le mafie danno lavoro e portano profitto, sono sempre le mafie stesse a guadagnarci, e la ricchezza non è mai distribuita a vantaggio dei lavoratori e delle loro condizioni.
In che settori lavorano le mafie?
Queste intercettazioni sono particolarmente feroci perché mostrano, secondo me, il vero volto delle mafie, che non mostra un briciolo di umanità neanche durante una tragedia come il terremoto che c’è stato in Emilia Romagna nel 2012. Durante le scosse che hanno distrutto interi paesi due mafiosi parlano di come a partire da quella catastrofe potranno guadagnarne e che in realtà quello che per molte famiglie è stato un vero e proprio disastro economico per loro diventa fonte di arricchimento personale.
La cosa che mi ha colpito di più sono le risate di sottofondo.
Credo sia opportuno dire che le mafie lavorano a partire dalla sofferenza delle persone, lucrando sulle “debolezze” della società.
Tutti quelli che collaborano con le mafie lo fanno per paura?
Ho già visto questo video molte volte, eppure mi lascia ogni volta sconvolta.
La voce di donna che si sente è quella di Roberta Tattini, commercialista bolognese con lo studio in una delle strade più ricche della città.
Roberta Tattini è stata condannata a più di 8 anni di carcere perché imputata in Aemilia, il più grande processo per mafia mai celebrato nel Nord Italia. Aveva infatti deciso di mettersi professionalmente a servizio di Nicolino Grande Aracri, boss dell’ndrangheta emiliana.
Quello che trovo più sconvolgente e preoccupante, è il fatto che da queste intercettazioni non emerge alcuna sensazione di paura. La Tattini è fiera dell’incarico di lavoro ottenuto, e descrive Grande Aracri come un imprenditore, il boss numero uno dell’ndrangheta, ma un boss diverso, che non gestisce il narcotraffico.
Non sono le minacce e le intimidazioni che l’hanno spinta a mettersi al suo servizio… ma la convenienza economica.
Credo che questo dovrebbe portarci a riflettere sul mutamento e l'evolversi delle mafie, e sulla reazione dei nostri territori, specialmente al Nord.
Le mafie si prendono cura del territorio in cui creano occasioni di lavoro?
Questo spezzone è tratto da “Biutiful Cauntri”, un film documentario che racconta della situazione gravissima di inquinamento ambientale nella cosiddetta Terra dei Fuochi, in Campania. Sono territori in cui da decenni le mafie hanno sversato, sotterrato e bruciato rifiuti tossici, creando una situazione insostenibile di inquinamento, che ha creato danni irreversibili sul piano ambientale e della salute.
E’ aumentata enormemente l’incidenza di malattie mortali, centinaia di capi di bestiame sono morti, moltissime aziende agricole hanno dovuto chiudere perché i loro prodotti erano ormai nocivi.
Ho scelto questo video perché la Terra dei Fuochi è l’esempio più eclatante dello sfruttamento e dei danni all’ambiente che le mafie provocano nei loro stessi territori, disinteressandosi completamente della popolazione e dei rischi connessi pur di trarne profitto economico.
Penso sarebbe interessante approfondire situazioni simili di inquinamento anche nelle regioni del Nord.
C’è chi si è opposto?
Il video parla di una vicenda accaduta a Borgo Vecchio, un quartiere di Palermo: un imprenditore filma una persona che gli chiede il pizzo.
Mi ha colpito che la richiesta fosse velata e che l’imprenditore abbia reagito con fermezza e addirittura mostrando dei documenti con la foto di Falcone e Borsellino.
Mi sembrava come se parlando non stessero usando la stessa lingua, anche se in realtà si stavano capendo molto bene.
Della vicenda parlano anche i carabinieri, e di come questo episodio è stato importante anche per altri per denunciare la stessa situazione. Nella stessa piazza in 13 hanno deciso di rivolgersi alla forze dell’ordine: una forte risposta di incoraggiamento per altri.
Che alternative ci sono al lavoro dato dalle mafie?
Ho scelto questo video perché racconta l’esperienza di “Al di là dei sogni”, una cooperativa di Libera Terra a Sessa Aurunca, in provincia di Caserta.
Conoscevo già questa realtà, e mi è venuta in mente perché secondo me rappresenta la perfetta incarnazione di quella che può essere l’alternativa al lavoro dato dalle mafie.
La cooperativa infatti, nel lavoro quotidiano, unisce un impegno per la giustizia sociale -offrendo possibilità lavorative e di riscatto a persone che altrimenti non le avrebbero (persone con background migratori, persone con disabilità, ex detenuti…)- a un impegno per la giustizia ambientale, scegliendo una produzione biologica e non impattante sul territorio.
Credo davvero che l’unica vera alternativa al lavoro oppressivo e degradante che le mafie offrono sia il costruire possibilità di lavoro in cui sia inscindibile il legame tra diritti del lavoro, giustizia sociale e tutela dell’ambiente.
Noi come consumatori abbiamo un ruolo?
Questo video racconta l’esperienza di Casa Sankara, un’impresa etica che è nata nel territorio di San Severo, provincia di Foggia, da decenni fortemente infiltrato dalla criminalità organizzata e dove sfruttamento lavorativo ed emarginazione, soprattutto delle persone con background migratori arrivati per lavorare nei campi, sono all’ordine del giorno.
Casa Sankara offre alle persone con background migratori vittime di sfruttamento e caporalato una vita diversa, grazie alla sinergia tra istituzioni, associazioni e forze dell’ordine: l’opportunità di un lavoro dignitoso, la possibilità di ottenere la residenza e quindi il permesso di soggiorno, la speranza per la costruzione di un futuro.
“Abbiamo provato a creare l’etico dentro l’anima della persona che può dire no allo sfruttamento, no al caporalato, no alla mafia”, queste sono le parole che sentiamo nel video, dalla voce di chi quello sfruttamento l’ha subito.
Casa Sankara produce la conserva di pomodoro “Riaccolto”, che è appunto il frutto di un lavoro degno, solidale, giusto.
Questa esperienza suscita in me diverse domande: qual è la nostra responsabilità come consumatori? Prestiamo attenzione alla filiera dei prodotti che acquistiamo? Privilegiamo il basso costo per le nostre tasche o il lavoro degno? Sosteniamo realtà di questo tipo?
Fonti suggerite: YouTube, IrpiMedia, Fanpage, Raiplay, Corriere, Irpimedia, Teche Rai, Tik tok, La via libera, Repubblica, Fatto Quotidiano, vivi.libera.it.
Parole chiave suggerite: caporalato, consenso, welfare, scuola e dispersione, beni confiscati, il ruolo dello Stato, i diritti del lavoro, mafie tra presente e passato, Buscetta, finanza, economia, droga, musica, massoneria deviata, stragi, violenza, struttura organizzata e carriera di mafia, rapporto tra vittime e carnefici nel ruolo del lavoro.
Cosa devono fare le studentesse: individuare un sottotema e, partendo da un minimo di 3 parole chiave, cercare un video da inviare sulla piattaforma accompagnato da un testo descrittivo. Il testo di accompagnamento è fondamentale. Le studentesse sono libere di scrivere quello che vogliono attraverso un testo argomentativo e discorsivo. Uno stimolo alla realizzazione del testo può arrivare da queste domande.
SUL VIDEO
- Di cosa parla il video?
- Perché ho scelto questo contenuto multimediale, cosa mi ha incuriosito?
- Cosa trovi interessante
in questo video? - Come lo associo al sottotema individuato?
- Come risponde alla domanda
“Le mafie danno lavoro?”
SULLA RICERCA
- Quali parole chiave ho usato?
- Quali siti o fonti ho consultato?
- È stato difficile trovarlo?
SUL FUTURO
- Perchè è utile vederlo?
- A chi lo consiglio?
- Cosa mi è rimasto impresso
del video? - Mi ha acceso un interesse
che voglio approfondire?
Ricordate, è importante non rispondere per punti, ma con un testo che rispecchi il vostro pensiero.