L’assassinio di Graziella Campagna
Una storia molto vicina a noi, accaduta proprio tra Villafranca e Saponara è quella di Graziella Campagna, una ragazza uccisa dalla mafia. Era cresciuta in una famiglia numerosa a Saponara, abbandonò gli studi è trovò lavoro come aiuto lavandaia a Villafranca Tirrena. Un giorno mentre lavorava trovò un documento nella tasca di una camicia di proprietà di un certo “Ingegner Cannata”. Il documento faceva capire che il vero nome dell’uomo era Gerlando Alberti junior, nipote latitante del boss Gerlando Alberti senior arrestato anni prima dal generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. Quest’informazione le costerà la vita. Il 12 dicembre dopo aver finito di lavorare, andò come sempre ad aspettare l’autobus che l’avrebbe condotta a casa. Ma nell’attesa successe qualcosa e quella sera la corriera arrivò a Saponara senza di lei. La madre, che l’aspettava si preoccupò, perché Graziella non era una ragazza ritardataria. Nessuno riuscì a trovarla, inizialmente si pensò ad una fuitina ( una scappatella con un ragazzo) ma l’unica persona che poteva aver progetti con lei era in quel momento a casa con la famiglia e lei lì non c’era. Il maresciallo presente in quel momento in caserma però è così convinto che sia una fuitina che addirittura si prende un giorno di vacanza. Ma testimoni affermarono che lei quella sera salì su un’auto sconosciuta, piuttosto tranquillamente, quindi con qualcuno alla guida di sua conoscenza e di cui si fidava, cosa che apparve una cosa molto strana ai familiari. Ma due giorni dopo il corpo fu ritrovato a Forte Campone (vicino Villafranca Tirrena) riconosciuto dal fratello, Pietro Campagna. Aveva cinque ferite d’arma da fuoco fatte con una lupara calibro 12 che sparò da non più di due metri di distanza dalla vittima. Le ferite erano sulla mano sul braccio con cui probabilmente tentò di proteggersi, all’addome alla spalla, alla testa. Sei anni dopo nel 1996 è stato scritto un libro sulla vicenda e nel 2009 sono stati condannati all’ergastolo i responsabili.
Ho scelto questo video perché è un fatto avvenuto nella zona in cui vivo e anche perché tratta di una ragazzina che aveva quasi la mia età. Questo video lo associo all’illustrazione forza/debolezza perché l’immagine dei carabinieri mi da l’idea della mafia cioè alla pericolosità delle situazioni legate alla mafia contro la debolezza di una ragazzina di 17 anni inconsapevole degli avvenimenti.