Graziella Campagna vive: il ricordo della sua famiglia
Graziella Campagna aveva solo diciassette anni, veniva da una famiglia numerosa e amorevole di Saponara Superiore e lavorava in nero come stiratrice in una lavanderia, per aiutare la madre e il padre a mantenere gli altri sette fratelli. L’unica sua “colpa” fu quella di aver estratto, da una camicia che doveva lavare, un’agendina di un boss mafioso e in quel momento, accidentalmente, tra le sue mani passarono segreti che nessuno doveva sapere. Qualcuno, da quella lavanderia, confermò ai mafiosi che Graziella avesse visto. Ed allora il 12 dicembre 1985, come ogni sera, mentre aspettava l’autobus per tornare a casa, venne fatta salire con forza dai killer in macchina, portata in un prato e uccisa in modo violento e ingiusto.
Ho scelto di condividere questo video, preso da YouTube, in cui a Messina viene celebrata la Giornata della memoria, in ricordo di Graziella e di tutte le altre vittime della mafia. La sua storia mi ha colpito molto e dimostra che la mafia, “Cosa Nostra” nel caso di Graziella, è un’organizzazione spietata che uccide anche ragazze giovani come lei; piene di speranza e voglia di vivere, con sogni nel cassetto che, purtroppo, non hanno potuto realizzare. Dunque, ritengo la sua vicenda una delle più importanti perché è stata anche fonte d’ispirazione per il film TV “La vita rubata”.
Associo la carta Memoria/Oblio poiché credo che non si debba cadere nella dimenticanza assoluta di certi avvenimenti così disumani verso persone innocenti, che non hanno commesso nulla, ma sono state vittime di errori altrui. Quindi varrebbe la pena ricordarli oggi, in particolar modo Graziella, per la morale che insegna: noi possiamo non occuparci di mafie, ma queste comunque si occupano di noi.