Graziella Campagna, vittima innocente

6 Febbraio 2021

Graziella Campagna aveva diciassette anni quando venne rapita e uccisa il 12 dicembre del 1985 nella provincia di Messina. Quella sera, finito l’orario di lavoro presso la lavanderia di Villafranca Tirrena, si recò alla fermata dell’ autobus per tornare a Saponara, dove abitava. Ma Graziella non arrivò mai, fu caricata su una macchina e portata a Forte Campone dove venne fatta scendere a forza per poi essere uccisa con cinque colpi di lupara (fucile a canne mozze). Venne ferita prima al braccio, segno che la ragazza cercò di difendersi, poi in altri punti e l’ultimo colpo venne sparato in viso, sulla fronte. A trovare il suo corpo ore dopo fu il fratello, Pietro Campagna che era un carabiniere. Graziella Campagna fu uccisa perché un giorno, nella lavanderia dove lavorava si presentarono come normali clienti due criminali: l’ingegnere Tony Cannata e il suo amico Giovanni Lombardo. Poco dopo, la ragazza trovò per caso dentro la tasca di una camicia l’agenda dell’ingegnere e per curiosità cominciò a sfogliarla, scoprendo che il vero nome dell’uomo non era Tony Cannata ma Gerlando Alberti jr, nipote di Gerlando Alberti senior, boss della mafia siciliana assicurato alla giustizia anni prima dal Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. Così anche per Giovanni Lombardo, il cui vero nome era Giovanni Sutera, al tempo latitante e accusato di associazione mafiosa e traffico di stupefacenti. La collega Agata Cannistrà, presente al ritrovamento, strappò dalle mani di Graziella l’agenda, che non venne più ritrovata. Leggendone il contenuto, la ragazza stava già firmando la sua condanna a morte, perché in quanto sorella di un carabiniere poteva riferire ciò che aveva letto. Le domande in merito a questo caso sono ancora tante e negli anni poche di queste hanno ottenuto risposta. Le uniche che abbiamo sono quelle emerse dai processi. Nel 1989 Gerlando Alberti jr e Giovanni Sutera vennero rinviati a giudizio per l’omicidio di Graziella Campagna, ma il processo venne annullato a causa di un vizio di forma. Gli atti tornarono successivamente al giudice che prosciolse entrambi per non aver commesso il fatto. Sembrò che il caso fosse destinato ad essere abbandonato per sempre, ma grazie ad un’altra inchiesta, venne poi riaperto nel 1996 dove furono rinviati a giudizio Gerlando Alberti jr, Giovanni Sutera, Agata Cannistrà e Franca Federico, rispettivamente la collega e la titolare della lavanderia. L’11 dicembre 2004 la Corte di Assise di Messina condannò all’ergastolo Gerlando Alberto jr e Giovanni Sutera in quanto esecutori materiali del delitto con l’aggravante della premeditazione e dello stato di latitanza. Mentre Agata Cannistrà e Franca Federico vennero condannate entrambe a due anni di reclusione per favoreggiamento. La sentenza definitiva arriverà il 18 marzo 2009 in cui verranno riconfermate le condanne all’ergastolo e respinti tutti gli appelli presentati.
Ho scelto la storia di Graziella Campagna perché era una ragazza qualunque, che non aveva nulla a che fare con la mafia. Mi ha colpito molto il fatto che si possa diventare bersaglio di criminali anche per una casualità. La sua è una famiglia per bene che ha subito continue ingiustizie: tentativi di scarcerazione degli assassini, querele per diffamazione e infine gli insulti oltre al dolore per averla persa. Graziella e i suoi cari non si meritavano questo, come i tantissimi altri familiari di vittime di mafia. Non è ammissibile essere costretti ad aspettare ventiquattro anni per ottenere verità e giustizia, e spesso come per altri casi, attendere inutilmente che vengano puniti i responsabili, ma soprattutto non è concepibile che alcune persone vivano secondo delle leggi proprie che non hanno nulla a che vedere con quelle dello Stato e che costringano intere comunità a rispettarle e a sottomettersi ad esse per paura.


Sofia

Sulmona

Istituto Superiore Ovidio

1B

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