Il cinema vive un momento di profonda trasformazione, le piattaforme di streaming stanno rimodellando la produzione mondiale di film e serie, anche Netflix sta esplorando le possibilità del racconto interattivo.
L’esperienza del laboratorio Saltaclasse non è solo importante per gli studenti, ma anche per noi autori. È come se avessimo la possibilità in brevissimo tempo di accedere all’immaginario del pubblico di domani, che in questo caso diventa protagonista in prima persona.
Quello che abbiamo cercato di fare con Davide Barletti è stato intervenire il meno possibile sulla creatività delle ragazze e dei ragazzi, con l’obiettivo di mantenere le loro idee intatte, seppur contro ogni regola di sceneggiatura o di continuità narrativa.
Bisogna dare fiducia alla loro creatività, imparando a pensare attraverso schemi che abbiamo dimenticato o che sono totalmente nuovi, schemi che infrangono le regole che nel tempo abbiamo stabilito per raccontare una storia. Questa ricchezza e libertà di sguardo l’abbiamo trovata in ogni scuola e in ogni ragazzo.
Per questo, credo che i modelli educativi che avvicinano il cinema alla società siano vitali per entrambi.
Tecnicamente il laboratorio si struttura in due fasi principali, la prima è la fase di scrittura, che introduce lo storytelling interattivo e il lavoro pratico sulla mappa strutturale delle singole storie. In questa fase parliamo del viaggio dell’eroe e delle funzioni narrative dei personaggi, cerchiamo di dare gli strumenti base per sostenere il racconto in modo avvincente, lavoriamo inoltre sul concetto di scelta e bivio narrativo e sulle sue ripercussioni sulla storia interattiva.
Seppur complesso da un punto di vista teorico, la non linearità narrativa è qualcosa che continuamente affrontiamo; le scelte che facciamo durante le giornate presentano bivi, ogni volta che siamo su internet o un social network non facciamo che aprire contenuti non lineari. Imparare ad avere una visione dall’alto della struttura delle scelte che affrontiamo, immaginarne le conseguenze e le connessioni con gli eventi passati e futuri, penso sia uno strumento di grande valore per accompagnare i giovani verso la scelta del loro successivo ciclo scolastico. Così mi piace pensare che il laboratorio Saltaclasse, oltre ad averli appassionati, li abbia allenati a immaginare le variabili possibili della loro vita.
Nei mesi che precedono la seconda fase, quella dedicata alla produzione audiovisiva, gli studenti seguiti dai loro insegnanti devono scrivere in modalità collaborativa le unità delle loro storie, lavorando ai disegni dei personaggi e delle ambientazioni così da rafforzare la loro immaginazione visiva.
La seconda fase è il momento della messa in scena, che arriva dopo un’attenta revisione degli scritti dei ragazzi. Utilizziamo un grande schermo retroproiettato, sul quale abbiamo precedentemente scelto i fondali per ogni unità narrativa. Lo schermo e il proiettore diventano sul set elementi con i quali ragazze e ragazzi devono confrontarsi e interagire, davanti e dietro la proiezione, un cinema in cui possono alzarsi e mettersi di fronte allo schermo, una scatola magica dove i luoghi delle loro storie si materializzano nel buio.
Ci siamo ispirati alle tecniche del proto-cinema, cercando di ricreare un set ideale di Méliès con i suoi trucchi magici, e al teatro delle ombre.
Così, durante i giorni di produzione il set al buio, con il suo grande schermo retroilluminato, è diventato sia il luogo dove le storie hanno preso forma, sia l’occasione di mettersi in gioco, di riscattarsi, di scoprire un talento inaspettato, ma anche di sostenersi a vicenda. La magia della proiezione non è avvenuta solamente davanti alla telecamera, ma anche intorno a noi.
Il laboratorio è strutturato in maniera fluida, con ruoli che cambiano a rotazione nella fase di scrittura e anche nella fase di produzione dei contenuti filmati. Dalla scrittura alla recitazione, dalla creazione dei costumi e degli oggetti di scena, all’aiuto operativo sul set, ci sono numerose opportunità per i ragazzi per mettere alla prova le proprie capacità e interessi. L’obiettivo è l’esplorazione delle possibilità, che siano affini alla personalità del ragazzo e della ragazza, oppure completamente nuove.
A volte capita che un ragazzo viene immediatamente etichettato, chi è bravo in matematica e chi non, chi farà il classico o chi un professionale. Ricordo anch’io di aver sentito una pressione invisibile a seguire le scelte che apparivano più ovvie.
I social media funzionano con lo stesso meccanismo, le notizie che ogni giorno ci arrivano sono fatti per assecondare una parte di noi stessi che è più in superficie delle altre.
A mio parere bisogna contrastare questo fenomeno, aumentando gli stimoli culturali e la diversità, rafforzando la sicurezza dei ragazzi in loro stessi, educando all’accettazione degli errori come processo necessario di crescita. Il cinema è fatto di errori e soluzioni, di scelte e collaborazione, per questo penso sia una palestra ideale per i giovani.