“ del Cinemovel penso che sia stata un’esperienza quasi epica, perché è stata un’esperienza pionieristica che ha portato, per la prima volta, il cinema dove non c’era nessun contatto con il cinema, in luoghi in cui si trovava una specie di spettatore ingenuo”
Mia Couto
Mia, come sai Cinemovel è un progetto che si è svolto nell’arco di tre mesi, durante i quali sono stati attraversati villaggi e città; non siamo riusciti a percorrere tutto il paese, ma abbiamo raggiunto un gran numero di persone, alcune delle quali non avevano mai visto film.
Qual è la tua opinione su questo progetto che ha portato il cinema attraverso il paese e la tua opinione su quella che è la realtà del cinema in Mozambico?
Del Cinemovel penso che sia stata un’esperienza quasi epica, perché è stata un’esperienza pionieristica che ha portato, per la prima volta, il cinema dove non c’era nessun contatto con il cinema, in luoghi in cui si trovava una specie di spettatore ingenuo.
Come sai, ci sono storie meravigliose sulla reazione che le persone hanno al primo contatto con il cinema e sull’interpretazione di ciò che vedono. Mi hanno raccontato una piccola storia di un documentario girato in Francia e mostrato in un villaggio. Quando è stato chiesto alle persone del villaggio che cosa li avesse impressionati di più, la risposta è stata “la gallina!!!”.
Le persone che avevano proiettato il documentario non l’avevano vista questa gallina di cui parlavano gli abitanti del villaggio e dovettero vedere il film un’altra volta…nel bel mezzo di una scena si vedeva una gallina che attraversava una piazza! Quello era un mondo così arcaico che l’unico riferimento che gli abitanti del villaggio avevano era la gallina che passava di là.
Quindi capisci che ci sono codici differenti e che esistono registri differenti, e il cinema è un linguaggio ed è molto interessante sapere che tipo di codice devi inventare per dar vita a quel che può essere il cinema mozambicano, il nostro cinema. Sto quindi già rispondendo alla seconda parte della tua domanda.
Penso che la grande sfida che troviamo nella letteratura la troviamo anche nella danza, ma soprattutto in queste discipline più tecniche. Ma come fai a dominare questo linguaggio che è il cinema al punto da creare un cinema mozambicano? Voglio dire, come non rimanere sottomesso o intimorito dalla tecnica, ma riuscire a giocare con essa e ricrearla inventando una forma personale, una forma originale di fare cinema e non semplicemente rifare modelli, scuole e correnti? Penso che sia questa la sfida del nostro cinema. È chiaro che noi stiamo facendo questo, ma non è una cosa che si faccia e poi si dica già conclusa. È chiaro che noi stiamo facendo questo, ma non è una cosa che si faccia e poi si dica già conclusa.
È un’iniziativa di grande importanza perché la capacità di comunicare è uno dei problemi più grandi del nostro paese. In diverse parti del nostro territorio, campagna, città, nord, sud, abbiamo la radio, un po’ di televisione e qualche giornale. Ma questi mezzi non riescono ad arrivare alle comunità meno previlegiate e quindi il Cinemovel ha due grandi vantaggi: il primo è il fatto che si muove andando proprio lì sul posto, il secondo è che il cinema riesce a comunicare in modo diretto, con grande empatia, perché è immagine, non è un discorso parlato e non bisogna saper leggere per capire, è l’immagine. In altre parole, si portano il paese e il mondo intero a queste persone e, ancora più importante, si riporta indietro un messaggio da queste comunità, permettendo loro di comunicare con gli altri.
Penso che sia stata veramente un’idea straordinaria, lo so che ha i suoi costi, ma credo che debba essere addirittura ripetuta. Come avete potuto notare, ci sono dei bambini che non avevano la minima idea di che cosa fosse il cinema e il fascino con il quale loro guardavano quelle immagini!
È qualcosa che ha segnato questi bambini e secondo me nient’altro avrebbe avuto la possibilità di influenzarli in quel modo e far nascere il loro quell’entusiasmo.
Per me il premio più grosso che si possa avere da tutto ciò è esattamente questo stupore, quegli occhi che si aprivano con grande curiosità ed entusiasmo.
Questo è il miglior risultato che potete riportare con voi: la possibilità di aver potuto fare questo per migliaia di cittadini adulti, ma in particolare modo per i bambini.
Dunque, il cinema in Mozambico. Lo dico con molto rammarico, ma dobbiamo riconoscere che ad un certo punto si è fermato completamente. Nei primi anni della nostra indipendenza noi eravamo tra quei paesi dell’Africa australe che facevano uno sforzo immenso – tra l’atro si cominciavano già ad ottenere alcuni frutti – per produrre un cinema mozambicano.
Non importavamo nulla, ma eravamo noi stessi produttori; i famosi Kuxa Kanema1 e, addirittura, le prove per film di lungometraggio che sono state fatte qui, erano iniziative che nessun altro paese della regione riusciva a fare, nonostante alcuni di loro fossero già indipendenti da più tempo di noi.
Pertanto cominciava a crearsi una sorta di base e il cinema si trasformava in uno strumento di cultura, di comunicazione e di educazione per le persone.
Tutto questo si è fermato.
È vero che una delle grandi cause di questa interruzione è stata la guerra, ma credo che adesso, nell’ambito di ricostruzione nazionale in cui siamo impegnati, il fattore culturale non ha avuto sin dall’inizio la stessa enfasi che può aver avuto la ricostruzione per produrre cibo, scuola o per avere un centro medico. Negli ultimi tempi invece viene fatto questo sforzo, possiamo dire da circa un anno e mezzo.
Abbiamo ad esempio i giochi scolastici e quando un governo organizza un secondo festival di canto e danza popolare è già un segnale evidente dell’intenzione di considerare il fattore culturale come una componente importante del movimento di ricostruzione nazionale.
Per quanto riguarda il cinema, possiamo dire che bisogna ricominciare da zero, soprattutto dopo quel che è successo all’Istituto Nazionale di Cinema, ma io incoraggerei iniziative come questa che, anche se piccole, hanno un impatto veramente grande.
1) I Kuxa Kanema furono, negli anni ’80, le prime esperienze di cinema mobile nel paese. Venivano proiettati, per lo più, documentari a scopo didattico.
Il testo è un estratto dalla video intervista a Graça Machel Mandela realizzata da Cinemovel per il film documentario Mozambico dove va il cinema, Maputo 2001