Intervista a Nat Wilms, artista multimediale, ideatrice e coordinatrice per Cinemovel di laboratori di animazione e regia, e direttrice artistica di Trasversalmente. La Scatola Magica.
Raccontaci di questa avventura nelle scuole per il progetto Trasversalmente. La Scatola Magica, a fianco di Cinemovel. Come si è sviluppato il lavoro?
Prima di iniziare a lavorare direttamente con i ragazzi, avevamo un’idea ben precisa di come si sarebbe strutturato tutto il laboratorio. Poi, come spesso succede, in campo è cambiato tutto. Ci siamo trovati a riprogettare ogni volta, a seconda del luogo in cui ci trovavamo, adattandoci ad ogni diversa esigenza dei ragazzi. Per ogni città abbiamo cambiato il luogo di lavoro: scuole, teatri, casolari, e in alcuni casi anche all’aria aperta, in mezzo alla natura. Questo è stato molto interessante perché il ragionamento sui luoghi e l’interazione con essi diviene parte integrante del mio lavoro.
Avevamo per tutte le scuole un tema comune, le macchine di Leonardo da Vinci, e mezzi tecnologici quasi sempre uguali, ma alla fine è il gruppo delle ragazze e dei ragazzi che ti influenza, portandoti su altre strade che non pensavi di percorrere. Per dirne una, per costruire le macchine, oltre alla stampante 3D abbiamo deciso di usare in corso d’opera anche il legno.
Per quanto mi sia stata affidata la direzione artistica non mi sono mai sentita il capo. Pretendo la partecipazione di tutti in egual misura, bisogna intromettersi e dire la propria perché in un progetto trasversale è importante lavorare in modo orizzontale.
Con Massimo Temporelli ho svolto un lavoro di mediazione. Lui ha introdotto una tematica, quella di Leonardo, e il concetto di progettazione; io dovevo riuscire a portare tutto ciò all’interno di ogni laboratorio, proponendo un’attività pratica.
Quello che ho capito è che non esiste mai una formula giusta da seguire alla lettera, lo sviluppo di questo lavoro è stato un viaggio di esplorazione continua, che ha cambiato sia noi collaboratori che i ragazzi coinvolti.
Dall’ideazione delle storie al loro sviluppo in prodotto audiovisivo… qual è stata la risposta dei ragazzi rispetto alle tematiche trattate e alle tecniche proposte?
Il tema generale su Leonardo Da Vinci è stato accolto, nella maggior parte dei casi, molto positivamente. A seconda del territorio ognuno ha trovato un suo modo di approfondirlo.
A Morgex, per esempio, erano molto interessati al cinema, dunque avevano già ottime basi e si è potuto lavorare in modo molto costruttivo.
Spesso abbiamo notato un cambiamento nell’interesse e nell’atteggiamento dei ragazzi.
All’inizio la timidezza li bloccava, ma alla fine di ogni laboratorio molti sono riusciti a liberarsene. È stato emozionante vedere come si può raggiungere così tanta consapevolezza anche a quest’età.
In riferimento all’uso della tecnologia, sono rimasti molto affascinati dalla stampante 3D. I ragazzi fanno fatica ad astrarre, pensare che una macchina possa diventare un personaggio è un concetto difficile da spiegare. A volte abbiamo dovuto introdurre protagonisti umani per aiutare a comprendere meglio la narrazione. Il lavoro teatrale in questo modo diventa anche più interessante, perché si lavora sulla disciplina: quando uno dei ragazzi è sulla scena, anche gli altri che stanno fuori si concentrano meglio. In questo modo diventa tutto più stimolante.
Riguardo alla fantasia, non si può dire che i ragazzi di oggi non ne abbiano. Anche in mancanza di strutture adeguate, hanno sempre voglia di imparare. La creatività che hanno mostrato è straordinaria.
Spesso abbiamo trovato situazioni complicate e si è cercato di lavorare più sull’emozione che sulla conoscenza. Poi però, quando si arriva a un momento in cui ci si capisce davvero, si creano complicità magiche.
C’è stato un momento particolare vissuto durante i laboratori che ti ha colpito di più?
Ce ne sono stati tantissimi. Ne scelgo uno a Modica, in Sicilia: l’ultimo giorno di laboratorio uno dei ragazzi ha deciso di cambiare ruolo e diventare regista. Durante l’ultima scena girata in stop-motion, in cui appare un mago che trasforma la macchina in una bambina, il ragazzo regista ha esclamato: “Ah, ho capito! Nel video non è possibile fare una magia, ma con la stop-motion sì!” Per me è stato molto emozionante, ha compreso un aspetto della tecnica che non è così semplice da capire. È questo che mi piace di questo lavoro, fino all’ultimo giorno possono presentarsi sorprese meravigliose.