Torna La Scatola Magica con una nuova esperienza ludico-didattica realizzata in collaborazione con Associazione daSud e l’Istituto Comprensivo Via G. Messina a Roma.
In un percorso che unisce educazione non formale, scrittura creativa, regia, doppiaggio e animazione in stop-motion, sessanta ragazze e ragazzi della scuola secondaria di I grado si confrontano con esperti e testimoni e con un giornalista di eccezione, in diretta dallo studio di Stopmotion TG, per realizzare insieme tre cortometraggi che parlano di lotta alla mafia, al razzismo e al bullismo.
Tra febbraio e aprile 2019, La Scatola Magica si è articolata in cicli laboratoriali, coordinati da Cinemovel, con Guglielmo Trautvetter e Giacomo Giuriato, e da Associazione daSud, con la partecipazione di Andrea Meccia. La sfida è stata quella di offrire agli studenti nuove possibilità di apprendimento grazie all’uso di linguaggi differenti, dal cinema al giornalismo, dal fumetto alla performance teatrale, dallo storytelling al linguaggio audiovisivo, così da diventare partecipanti attivi e consapevoli e portatori di un messaggio di impegno.
Per arrivare a realizzare un cortometraggio, obiettivo di ogni laboratorio, gli studenti sono stati chiamati a lavorare prima di tutto in pre-produzione, approfondendo le tematiche e definendo la sceneggiatura. Gli studenti, introdotti dai professionisti coinvolti all’uso delle tecniche audio-visive e degli strumenti di lavoro, sperimentando la scrittura, la regia, il doppiaggio e l’animazione in stop-motion, hanno dato vita a un progetto collettivo.
I temi della lotta alle mafie, al razzismo e al bullismo sono stati approfonditi grazie alla visione di cortometraggi e alla presenza di ospiti e testimoni, che hanno portato la loro conoscenza e la loro esperienza all’interno delle classi, arricchendo i racconti grazie alle domande e alle riflessioni degli studenti.
Così Andrea Meccia, collaboratore di Associazione daSud ed esperto di formazione e media education, racconta l’esperienza con le ragazze e i ragazzi dell’Istituto Via G. Messina:
«La partecipazione degli studenti è stata molto sentita, grazie alla scuola, che li aveva introdotti e preparati rispetto al percorso che avremmo sviluppato insieme, e grazie ai testimoni, scelti con l’obiettivo di presentare voci, punti di vista ed esperienze diverse.
Per il progetto sul razzismo si è cercato di toccare diversi aspetti del mondo della migrazione. Con uno dei nostri compagni di viaggio, Baobab Experience, che ha un forte radicamento nella realtà romana, abbiamo cercato di capire cosa significa “accoglienza” attraverso la visione del cortometraggio Frontiera, di Alessandro Di Gregorio, vincitore del David di Donatello, che, in tema di migrazione, si contrappone nettamente al linguaggio urlato della televisione. La risposta dei ragazzi a questa visione – 14 minuti e senza dialoghi – e la loro incredibile partecipazione mi ha colpito molto. Riflettevamo da tempo sull’idea di portare in classe una persona che avesse vissuto l’esperienza della migrazione, ma alla fine la risposta è arrivata proprio dai ragazzi che, dopo aver visto il cortometraggio, hanno espresso con forza questo desiderio.
Il percorso di migrazione e di integrazione attraverso l’esperienza di Yakuba Jaiteh, poeta senegalese, ha permesso agli studenti di entrare nel vivo della discussione. Si sono interrogati, ad esempio, sulla lingua, il modo in cui si può imparare l’italiano quando non si è mai andati a scuola nel proprio Paese. Il racconto di una persona che quel percorso di migrazione l’ha compiuto davvero, entrando poi nella questione dell’integrazione, è stato uno dei momenti più sentiti di tutto il laboratorio. Yakuba, infatti, è arrivato in Italia dal Senegal senza parlare neanche il francese, parlava solo lingue locali del Senegal, ha imparato la lingua ed è riuscito a scrivere delle poesie che abbiamo letto in classe, le ha recitate lui e le hanno recitate i ragazzi che hanno poi lavorato anche successivamente su quei testi con l’insegnante.
Abbiamo affrontato anche il tema del caporalato, partendo, attraverso l’esperienza di Terra Onlus, da una bottiglia di pomodoro comprata al supermercato e compiendo il percorso a ritroso di quel prodotto.
Sul fronte “mafia” abbiamo scelto la modalità del racconto pubblico attraverso l’esperienza di un’attrice, Daniela Marra, che recita nella fiction Le mani dentro la città, un racconto che tocca l’esperienza delle mafie al nord.
Con il giornalista Raffaele Lupoli abbiamo lavorato su come un giornalista interroga la realtà, ovvero su come si fanno le domande. Il momento più emozionante è stato l’incontro con un familiare di vittima di mafia, Alfredo Borrelli, che ha raccontato la sua esperienza e a cui gli studenti hanno posto tante domande. Le riflessioni fatte sono state molto toccanti e avevano a che fare in particolare con il tema della memoria, su come si ricostruisce e sul suo valore in termini di riscatto, e ancora della narrazione come antidoto al dolore.
Con l’intervento di Giacomo Bendotti, sceneggiatore e fumettista, abbiamo ripercorso la storia di Falcone e Borsellino attraverso il linguaggio del fumetto. Abbiamo visto come, mettendo in parallelo questo racconto con quello del giornalista Raffaele Lupoli, si possa partire dalle stesse domande per sviluppare poi prodotti diversi: approfondire una storia e poi restituirla attraverso una narrazione differente, quella del fumetto e quella del giornalismo».