Il bambino a cui hanno strappato la luce
L’omicidio di Giuseppe Di Matteo venne commesso a San Giuseppe Jato, l’11 gennaio 1996, da esponenti mafiosi nel tentativo di impedire che il padre, Santino Di Matteo, collaboratore di giustizia ed ex-mafioso, collaborasse con gli investigatori.
Il cadavere non venne mai ritrovato, in quanto venne disciolto in una vasca di acido nitrico.
Prima di essere tenuto in ostaggio e in seguito ucciso però era stato rapito e la cosa che mi ha colpita è stata la cattiveria di sfruttare l’innocenza e i sogni del bambino; uno dei sequestratori, Giovanni Spatuzza raccontó come fecero: si travestirono da poliziotti della DIA ingannando facilmente il ragazzo, che credeva di poter rivedere il padre, in quel periodo sotto protezione lontano dalla Sicilia. Raccontò anche che: “Agli occhi del ragazzo siamo apparsi degli angeli, ma in realtà eravamo dei lupi. (…) Lui era felice, diceva ‘Papà mio, amore mio'”.
Ho scelto questa storia soprattutto per conoscere fino a dove le società organizzate siano disposte a spingersi pur di ottenere ciò a cui aspirano, penso che sia disgustoso e disumano, in particolare modo strappando via dal mondo un bambino innocente a causa del comportamento del padre.
Come illustrazione ho scelto luce/buio per due motivazioni: in primis perché apparentemente gli uomini che hanno commesso questo atto spregevole potrebbero sembrare in ambito fisico “umani”, ma alla fine guardando l’anima si capisce che sono avvolti da un buio pesto, come spero pure la coscienza;
In secundis perché hanno portato un bambino dalla luce della vita all’oscuro buio della morte.
Ho scelto anche impegno e indifferenza poiché hanno messo tanto impegno nel far tacere santino di Matteo e far sparire il figlio e tutto questo con molta indifferenza nell’uccidere un bambino e nel compiere gesti così estremi.
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