Andrea Segre e i pianti dei migranti

15 Dicembre 2020

Visto che la mia passione principale sono i film e i documentari e soprattutto la costruzione e l’interpretazione di un regista per il proprio film, ho deciso di approfondire la ricerca su un regista, trovato tra i nomi presenti nella pagina “Cinemovel”. Sto parlando di Andrea Segre, registra di cinema e documentari di finzione. Ha diretto alcuni documentari riguardanti differenze di etnie, popoli e culture, soprattutto africane. Cosa c’entra con la mafia questo regista? Andrea Segre ha girato un documentario nel 2010 che parla e tratta della sottrazione dei diritti fondamentali a diversi migranti arrivati in Calabria dopo un lungo e rischioso viaggio; essi si sono trovati costretti a lavorare per 25 euro al giorno, senza pasti e senza bere, per una piccola azienda agraria, che poi si è scoperto fosse una grande associazione mafiosa Calabrese. Ho deciso di portare questo contenuto sia per le motivazioni date all’inizio, sia per il fatto di mettere in primo piano che certi avvenimenti, certe circostanze non si possono più tollerare. Tutti hanno il diritto di scegliere e non essere costretti ad essere sfruttati per guadagnare il minimo indispensabile per mangiare, tutti devono essere liberi. Credo che in questo articolo ci siano molti concetti, dallo sfruttamento dei diritti indispensabili, alla migrazione, ma soprattutto al fatto che la mafia sia invisibile agli occhi ingenui. Quindi a questo proposito è difficile scegliere un immagine significativa che rappresenti a pieno questi concetti, ma secondo me l’argomento principale è l’oppressione da parte dei più potenti, chiamati più comunemente “caporali”. Il termine caporale indica colui che attua una forma illegale di reclutamento e organizza la mano d’opera nel lavoro dipendente, il tutto violando i confini dei diritti fondamentali.

Parole chiave scelte: OPPRESSIONE, termine che può avere più di un significato, ma quasi tutti sono perfetti per descrivere il comportamento dei caporali, coloro che sottomettono i migranti nel documentario di Andrea Segre. L’oppressione quindi significa due cose; significa comandare, togliere qualsiasi diritto umano che possa ostacolare la produzione e il lavoro, ad esempio pause durante i lavori o il minimo stipendio per i migranti. L’altro significato è vissuto dal punto di vista del migrante, ovvero l’oppressione del caporale sui migranti, la pressione, il peso che il caporale esercita sulla vita di queste povere persone durante la giornata lavorativa.
Il secondo termine è MIGRANTE, scelto perché è il tema principale dell’argomento e non deve essere scontato o sottovalutato, perché i lavori di questo genere vengono praticati ma soprattutto accettati da persone che vengono da altri paesi e per sopravvivere devono accettare di lavorare in queste condizioni.

Durante il video sono stati intervistati diversi migranti che raccontavano la loro esperienza “lavorativa” all’interno di questi campi di raccolta e uno di loro in particolare si lamentava dei diritti a loro sottratti e del fatto che prendono sempre i migranti e le persone di colore per fare questi lavori. Così lui dice: tutti gli esseri umani hanno il sangue rosso, tutti siamo persone, tutti siamo uguali e nessuno si può differenziare perché nessuno ha il sangue verde.

Altri link da cui ho preso spunto: http://www.zalab.org/projects/il-sangue-verde/ https://www.mymovies.it/film/2010/il-sangue-verde/

Link con descrizione dettagliata del regista “Andrea Segre”: https://www.mymovies.it/biografia/?r=21288


Simone

Lecco

IIS MEDARDO ROSSO

3D

Lascia un commento