Giuseppe Impastato
Poco tempo fa mentre scorrevo tra i vari canali della televisione mi sono soffermato su un film che ho trovato abbastanza interessante che si chiama “i 100 passi“. Il film parla di un uomo chiamato Peppino Impastato che era figlio di un mafioso, Luigi Impastato, il capo mafia era suo zio Cesare Monzella. Nacque a Cinisi nel 1948. Faceva parte della famiglia più mafiosa e potente di Cinisi. Un giorno lo zio Cesare, mentre ritornava a casa ha subito un attentato. È vicino di casa di un boss mafisoso Tano Badalamenti. Tra le due abitazioni si contano 100 passi, Peppino rifiuta di percorrerlo per non lasciarsi adescare dalla mafia. Già da giovane sfida le regole mafiose e il padre, attraverso comizi e la radio che lui ha fondato. Parla liberamente e diventa un personaggio scomodo da eliminare. Infatti sarà ucciso e lasciato sui binari di un treno. La sua vita anche se breve è stata intensa, grazie al suo desiderio di verità e onestà, perché non si è arreso difronte al male che lo circondava, alla mediocrità , respinge il silenzio e la sottomissione e non s’arrende mai davanti alle difficoltà. Il padre lo contrasta in ogni modo, lo voleva proteggere ma arriva alla decisione di buttarlo fuori di casa, ma non riesce a fargli a cambiare idea. Sembra un pazzo, ma è soltanto un ragazzo che ha messo in gioco la sua vita per un ideale, la sua morte è figurata come un suicidio, per non creare molto scalpore, però le sue parole, le sue idee hanno cambiato le coscienze. Questo racconto può essere associato a “Oppressione e Diritti” perché ognuno ha il diritto di vivere la propria vita come vuole senza farsi controllare dagli altri.