L’ambiente e la mafie durante il Covid
Quest’anno, caratterizzato dal Coronavirus, c’è stato un incremento di casi illeciti. Traffici e smaltimenti di rifiuti, attacchi alla biodiversità e commercio di specie protette, saccheggio dei beni culturali, incendi dolosi e abusi edilizi, truffe di ogni sorta nel settore agroalimentare: tutte attività criminali, e tutte in costante crescita, a danno della salute dei cittadini e dell’ambiente. Legambiente dopo il nuovo decreto 23/2020 ha chiesto di porre alcune modifiche come: la tracciabilità dei rifiuti da smaltire e controllare che l’imprenditore sia onesto. Ha ribadito l’importanza di salvaguardare l’ambiente soprattutto in questo periodo. Non solo in Italia però la mafia controlla i rifiuti da smaltire ma avviene anche all’estero come riportato dal Financial Times che ribadisce come le inefficienze della sanità pubblica e gli affari delle mafie sono entrati nel mercato finanziario globale. Come possiamo aiutare? Possiamo come comunità vigilare e segnalare le azioni sospette, aiutare chi ha bisogno. Conseguenze se ignoriamo questo problema? Ignorare il problema dell’inquinamento porta problemi di salute, danni irreparabili all’ambiente circostante e a tutto il globo. Il procuratore antimafia afferma che la complessità delle misure di autorizzazione e l’offerta legale non è pari alla domanda di smaltimento e quindi le società potrebbero incorrere in un debito, queste due osservazioni fanno si che le imprese si affidino alle mafie e non smaltiscano legalmente i rifiuti. Per fare in modo che non si disperdano rifiuti c’è bisogno di impianti di riciclaggio e discariche che in questo momento sono poche e stanno andando in esaurimento.
Ho scelto di commentare questo articolo perché penso che abbia toccato diversi aspetti interessanti e attuali. Il primo è quello che riguarda la burocrazia, che anziché essere al servizio del cittadino, a volte, lo fanno perdere all’interno di un labirinto (senza filo d’Arianna) di moduli, richieste, certificati, timbri, visti e altri balzelli disseminati come se fossero ostacoli alla legalità. Per un’azienda il tempo è denaro, se l’iter per presentare una pratica di smaltimento, oltre ad una perdita notevole di tempo, prevede anche una una spesa maggiore, la possibilità (magari anche in buona fede) di affidarsi a qualcuno che si prenda l’incarico di fare tutte le procedure ad un prezzo inferiore, diventa un affare vantaggioso. Ricordiamo che la mafia è forte dove lo Stato è latitante.
Un altro aspetto che si potrebbe migliorare è la lotta alla corruzione, specialmente quella in cui potrebbero essere coinvolti funzionari pubblici, intendendo sia gli appartenenti a qualche Corpo, sia qualsiasi impiegato pubblico preposto ad una mansione potenzialmente critica. Purtroppo, al prezzo giusto si può vendere tutto, compresa la propria onestà e la propria dignità. Non sempre è facile rifiutare una somma con tanti zeri, che forse chi la riceve potrebbe guadagnare in dieci o venti anni di lavoro o, più semplicemente, non è sempre facile rifiutare un bel Rolex che non potrà mai essere sfoggiato per paura di scippi e furti.
Sono anche d’accordo con la tesi che occorrono più centri di riciclaggio per i nostri rifiuti, costruendo quelli che una volta si chiamavano “forni inceneritori”, ma che ora sono dei termovalorizzatori, cioè che ridanno valore al rifiuto bruciato, utilizzando il calore prodotto dalla combustione per riscaldare abitazioni e uffici, riducendo allo stesso tempo l’immissione in atmosfera di enormi quantità di CO2. Per fare questo tipo di operazione, occorre educare i cittadini, mostrando loro che il vero mostro non è il termovalorizzatore, ma la terra dei fuochi, l’isola di plastica del Pacifico o l’automobilista che ogni mattina getta il suo mozzicone davanti casa loro.
A questo proposito mi è parsa molto interessante e innovativa l’idea della Danimarca, che nella sua capitale ha inaugurato Copenhill, un vero centro sportivo a tema, corredato di attività commerciali utili.
Una pista da sci sintetica funge da copertura ad un impianto di smaltimento rifiuti, integrandosi perfettamente all’ambiente e avvicinando e sensibilizzando i danesi a ciò che ancora noi forse demonizziamo. Potremmo dire che hanno associato l’utile al dilettevole.
Certo, in Danimarca hanno una mentalità più aperta e possono disporre di tecnologie molto avanzate, basti pensare che la ditta coinvolta nel progetto è la Neveplast di Bergamo…