Sopravvissuti
Per il mio progetto sulla lotta contro la mafia sono stata ispirata da un video visto su YouTube cercando i nomi di Paolo Borsellino e Giovanni Falcone che parla dei sopravvissuti delle stragi di Capaci e di Via D’Amelio e di come hanno vissuto l’esperienza di essere gli unici rimasti a parlare di quei giorni: ho notato come il senso di colpa divora la vita di queste persone che si sentono colpevoli della loro fortuna, definita da alcuni anche sfortuna, visto che molta gente guarda con odio e disprezzo chi è sopravvissuto, come se fosse una loro colpa.
Molto spesso non si parla di sopravvissuti di mafia ma solo dei fatti che hanno portato questi personaggi ad essere tristemente famosi e conosciuti; molte persone vivono nella paura e rivivono ogni giorno quei traumi che hanno sconvolto la loro vita in maniera indelebile.
Mi ha colpito molto l’unico componente della scorta di Borsellino sopravvissuto alla strage di Via D’Amelio, Antonio Vullo che, a causa dei fortissimi sensi di colpa, per molto tempo non è riuscito a giocare con suo figlio, ricordando che altri suoi colleghi morti quel giorno erano padri di famiglia e che non sarebbero più riusciti ad abbracciare il loro cari: questo racconto mi ha commosso molto e mi ha veramente mosso nel profondo perché trovo veramente straziante come anche il solo pensiero di amare tuo figlio ti riporta ad un momento così traumatico e deplorevole commesso con una violenza inaudita e del tutto esagerata.
Ho voluto lavorare su questo video perché molto spesso ci si dimentica dei sopravvissuti e di cosa hanno vissuto e mi sembrava giusto dare voce a questi personaggi lasciati all’ombra di queste due stragi che hanno sconvolto l’Italia ma soprattutto la vita di queste persone il cui lavoro è indispensabile per contrastare il fenomeno mafioso: senza il loro aiuto magistrati, giornalisti e scrittori che sono sotto scorta sarebbero già stati uccisi dalla mafia.
L’illustrazione che ho scelto è quella paura-coraggio, perché questi poliziotti decidono di entrare a far parte delle scorte di personaggi a rischio e per fare questo lavoro bisogna avere molto coraggio; dall’altra parte c’è la paura di aver visto la propria famiglia per l’ultima volta, di cadere nella tentazione di molti altri poliziotti e accettare buste e proposte da quegli uomini contro cui stanno combattendo e, soprattutto, il terrore di non riuscire a compiere il proprio lavoro correttamente, segnando la morte di qualcuno.
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