La parola ai docenti de La Scatola Magica. Artisti multimediali, formatori teatrali, attori e doppiatori, sound designer, video maker, illustratori, puppet maker, designer raccontano le proprie esperienze professionali e come le competenze di ciascuno confluiscono nel percorso didattico e creativo dei workshop, offrendo a chi vi partecipa l’opportunità di sperimentare nuovi linguaggi, di prendere parte a processi artistici, di scoprire le proprie capacità di espressione e attitudini.
Scopriamo cosa significa essere un attore e formatore teatrale, attraverso le parole di Renata Falcone, Alice Bescapè e Micaela Piccinini dal 2013 impegnate a facilitare i processi creativi e il lavoro di gruppo all’interno dei laboratori de La Scatola Magica.
“Ho incontrato il teatro durante l’università” racconta Alice “Piano piano ho sentito che per me sarebbe stato più interessante il teatro che la filosofia, così, finiti gli studi mi sono iscritta a una scuola triennale per diventare operatore di teatro sociale, ovvero qualcuno che sviluppa, conduce e promuove laboratori di teatro e in generale di arti della scena per persone che non hanno quasi mai scelto di fare del teatro la propria professione. Lavoro con bambini, detenuti, anziani, lavoratori, insegnanti e volontari del terzo settore. Mi piace il mio lavoro perchè mi permette di agire creativamente nelle comunità su temi sociali ed etici per noi interessanti. La collaborazione con La Scatola Magica mi permette di incontrare giovanissimi attivi ed interessati al mondo intorno a loro, con la voglia di comprenderlo, interpretarlo e trasformarlo. Il mio ruolo è di facilitare i processi creativi e il lavoro di gruppo per realizzare il prodotto cinematografico che si è sognato insieme.”
“Ho seguito strade e linguaggi diversi, ho frequentato un percorso biennale di teatro laboratorio e poi ho incrociato la strada di alcuni maestri, che mi hanno aiutato ad approfondire singoli aspetti del lavoro dell’attore. Ho una formazione volutamente diversificata, per una forma di ricerca continua di linguaggi affini e opposti tra loro.” racconta Renata. “La Scatola Magica è per me un’opportunità di conoscenza e approfondimento, oltre che lavorativa in senso stretto, un’esperienza creativa pura. E’ la possibilità di intrecciare linguaggi diversi ed esperienze professionali diverse, che ti arricchiscono, ti trasformano, ti permettono di tornare al tuo lavoro con qualcosa in più.
I ragazzi sono la risorsa fondamentale. E’ bello vedere come di volta in volta, la progettazione iniziale di un laboratorio, deve adattarsi e adeguarsi a loro. Sono loro che dettano il percorso, ed è sempre stupefacente vederli all’opera. Il mio obiettivo principale è quello di trasmettere loro la curiosità verso l’altro, verso la vita, verso il passato, verso ciò che a pelle non li incuriosisce, verso il diverso nel senso di non immediatamente affine e che va di conseguenza approfondito. Un piccolo obiettivo personale è anche quello di sperimentare me stessa nella diversità, di età, di conoscenze, mettermi sempre in relazione e “rubare” un po’ della loro spontaneità, del loro essere ancora senza troppi schemi mentali, per riconquistare quella sana adolescenza che rende tutti più liberi.”
Per Micaela “La Scatola Magica rappresenta una straordinaria opportunità per conoscere e apprezzare altre forme espressive e creative legate al mondo del cinema e per collaborare con figure professionali altamente specializzate, ognuna nel proprio ambito specifico, attraverso la messa a punto di proposte esperienziali e formative variegate e ricche di spunti.
La risposta dei ragazzi agli stimoli che propongo sono sempre al di sopra delle attese. Il loro occhio e le loro capacità di guardare e rispondere arricchisce anche me. Mettiamo in gioco corpo e mente, proviamo a conoscere e superare i nostri limiti, ci mettiamo a nudo. E’ difficile per i ragazzi di quell’età, ma non si ritraggono. C’è sempre uno scambio, c’è fiducia: io mi fido di loro e loro di me. Parto dall’assunto che il ragazzo è competente. Lui può rispondere a tutti gli stimoli proposti, la meraviglia è scoprire come lo farà. Li aiuto a riconoscere le loro capacità, ad incanalare la loro energia, a usarla per i fini creativi proposti.
Il mio primo obiettivo è creare un gruppo di lavoro unito nella sua disomogeneità, aiutare a superare pregiudizi e distanze, lavorando insieme, stimolando capacità, attitudini, l’espressione di sé. E’ un occasione per farli uscire dalla solitudine del loro rapporto con i giochi elettronici e favorire giochi insieme. Tra le soddisfazioni più grandi che ho avuto, ricordo quando, durante una pausa di lavoro, li ho visti giocare a palla, giochi da cortile, giochi d’altri tempi per ragazzi moderni e “tecnologicizzati”. Allora ho la consapevolezza che qualcosa è successo. Qualcosa è cambiato, fosse anche solo per il tempo del laboratorio. Ma sono esperienze che segnano solchi, esperienze che si ricorderanno. Ed è quello che succede, tutte le volte, anche a me.”
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