In Etiopia con Gabriella Ghermandi contro le mutilazioni genitali femminili e i matrimoni precoci delle bambine. Il racconto spettacolo dell’artista italo etiope.
Dall’incontro con l’artista italo-etiope Gabriella Ghermandi nasce l’idea di una carovana di cinema itinerante in Etiopia per parlare di mutilazioni genitali femminili e dei matrimoni precoci della bambine.
Sono 130 milioni le donne e le bambine, nel mondo, che hanno subito la barbarie delle mutilazioni genitali femminili e, ogni anno, 3 milioni rischiano di subirla, secondo le stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. In Etiopia, la percentuale di donne, tra i 15 e i 49 anni, che hanno subito la pratica delle mutilazioni è di circa l’80% e un altro aspetto drammatico della condizione femminile è quello della tradizione dei matrimoni precoci. Le bambine sono costrette al matrimonio a soli 9/10 anni, e questa usanza contribuisce all’alto livello di diffusione di fistula ostetrica, che ha come ultima conseguenza l’abbandono da parte del marito e l’ostracismo della comunità. I dati della Fistula Foundation Hospital in Addis Abeba parlano di 100.000 donne in Etiopia affette da questa patologia, con un incremento annuo di 9.000 casi (una delle incidenze più alte nel mondo).
«Una sera – racconta Ghermandi – mi capitò di sentire parlare alla tv di un gruppo che aveva portato il cinema itinerante in Mozambico. Me li immaginavo nei villaggi, ad osservare gli occhi dei bimbi che per la prima volta in vita loro assistevano ad una proiezione. I loro occhi vergini. …
Il gruppo si chiama Cinemovel, oggi stiamo progettando assieme il cinema itinerante nei villaggi, in Etiopia, … intrecciata al cinema la campagna di comunicazione sanitaria, sociale, culturale che si concentrerà sull’interrompere il dramma delle mutilazioni genitali femminili e i matrimoni precoci delle bambine.
Il grande schermo che fa sognare e progettare una vita diversa. Spero che in questo voi sarete con noi».
Moolaadé, di Ousmane Sembene, che vorremmo doppiare nelle principali lingue etiopi, è il film simbolo di questa campagna contro la violazione e la mutilazione del corpo femminile. Intervistato a Cannes, Ousmane Sembene, il grande cineasta africano scomparso nel 2007 di cui vogliamo raccogliere il testimone, dice: “Questa pratica è diffusa in molti paese africani, e il film susciterà il dibattito. Io faccio film militanti e questo è il mio scopo. Per farlo vedere, porteremo il film con un camion nelle campagne africane e questo servirà a far discutere uomini e donne tra di loro perché quando le donne progrediscono, è l’intera società a progredire”.
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