Cinemovel Foundation

Raffaele Mantegazza su
Nulla di sbagliato


Un film che colpisce al cuore. Di chi ce l’ha un cuore. Di chi lo apre per farci entrare la dolcezza e la bellezza di questi ragazzini e ragazzine. Di chi sa che essere adulto significa avere la forza e il coraggio di alzarsi al livello dei bambini e non viceversa.

“Il futuro è un enorme buco nero” dice un bambino (“l’avvenire è un buco nero in fondo al tram” scriveva Enzo Jannacci) e “il presente fa schifo”. Come abbiamo fatto a costruire un mondo che si è svelato in tutta la sua inconsistenza davanti agli occhi di questi bambini? Com’è possibile che questo nostro mondo adulto del quale andiamo così fieri si sgretoli in tutta la sua presunzione e arroganza quando viene osservato dallo sguardo di un ragazzino?

Ma “il tempo è una canzone” dice un bambino: quando finisce risuona ancora per un po’ e poi scompare. Questi ragazzi hanno già colto forse in anticipo il dato di fatto della reversibilità del tempo. Sono usciti o stanno uscendo dal mondo fatato circolare dell’infanzia (“adesso posso ancora andare in braccio alla mamma, a 21 anni…non credo”) e sono alla soglia dell’ingresso nel mondo lineare della storia, nel quale “devi stare attento, non puoi tornare indietro”. Non puoi fare “niente di sbagliato”, dunque, e anche qui ci sarebbe da riflettere sul motivo per cui un ragazzino non va scuola per “fare qualcosa di bello” ma per “non fare niente di sbagliato”: C’è la dolcezza di questi bambini, la loro tenerezza quando uno di loro dice che il
fratellino aveva incastrata la testa nella gabbia del leone allo zoo, ma per fortuna “il leone aveva già mangiato”; la loro simpatia quando un bambino risponde alla romanda “cos’è la rabbia?” “L’Arabia è una penisola” (poi verrebbe da chiedersi quanti adulti lo sappiano); c’è il profondo dolore per la perdita del pesce rosso, un dolore del quale quasi ci si vergogna, come se “le cose importanti” fossero altre. Per
noi adulti sono sempre altre le cose che contano…

Un film che ci restituisce la sofferenza enorme e quasi del tutto ignorata dei ragazzi in lockdown (“voglio regalare un disegno ai miei compagni di classe ma non ho mai visto il loro vero volto”) ma anche la straordinaria storia di Lorenzo e Matilde, un esempio di presa in carico, di cura pedagogica, di vera, autentica, spontanea educazione tra pari.
“Perfino per me stesso sono un mistero” dice Riccardo: e per fortuna aggiungiamo noi. “Dei bambini non sappiamo niente” scriveva Proust, e aveva ragione se per “sapere” intendiamo l’applicazione asettica delle nostre categorie aride, rigide, puramente classificatorie.
Ma allora forse dei bambini sa qualcosa il barbiere di cui ci parla Riccardo, che conclude “se fosse tutto il mondo come il mio barbiere…”; e potrebbero anche esserci altri adulti in grado di ascoltare i bambini: barbieri, camerieri, impiegate, piloti di aereo e perché no anche insegnanti.

Il film ci fa entrare nel profumo dell’infanzia che si sta apprestando a lasciare il posto all’aroma dell’adolescenza. Il tutto in un gioco di specchi, come nella bellissima immagine di una delle scene finali; un gioco in cui l’identità si rifrange continuamente, fuggendo da ogni classificazione; per scorrere leggera come i pattini dell’ultima scena, che ci portano altrove, in quella dimensione dove non si è più bambini e non si è ancora grandi e allora, per fortuna, si può essere qualsiasi cosa“.

Grazie al Prof. Raffaele Mantegazza per le riflessioni sul film Nulla di sbagliato di Davide Barletti e Gabriele Gianni, prodotto da Cinemovel Foundation in associazione con CIAI e Con i Bambini.