Vincenzo Agostino
Ho trovato questo video su Youtube inserendo : Vincenzo Agostino , intervista e verità. Nel video parla Vincenzo Agostino, il padre del carabiniere Antonino Agostino ucciso assieme alla moglie Ida e al bambino che aspettava.
Vincenzo è nato il 22 agosto 1937, suo padre lo lasciò a 18 mesi dalla nascita, non frequentò la scuola per lavorare e mantenere la famiglia. Aveva 4 figli ed era molto orgoglioso di Nino (diminutivo di Antonino) che fece di tutto per diventare poliziotto di Stato; dopo il giuramento alla Costituzione, venne assegnato a Palermo.
Tutto iniziò quando Nino si recò alla Addaura per pescare e vide tra gli scogli un borsone; anche se non era di servizio, insospettitosi, controllò nel borsone e vide ciò non doveva vedere. Era il 20 giugno 1989; all’Addaura Giovanni Falcone aveva preso una villa in affitto per stare un po’ al mare. Grazie ad Antonino Agostino quel giorno Falcone scampò ad un attentato. Nino infatti contattò i suoi colleghi che arrivarono subito sul posto, ma fra questi c’erano alcune “mele marce”, poliziotti che, essendo “venduti” a Cosa Nostra, fecero capire a Nino che non avrebbe dovuto fare quella segnalazione. Nino iniziò a preoccuparsi, si recò in vacanza a casa di suo padre dove gli confessò che non poteva più circolare da solo in macchina.
Nel frattempo i preparativi del matrimonio di Antonino e Ida andarono avanti; si organizzò la partenza del viaggio di nozze per la Grecia. Al ritorno del viaggio Nino era cambiato e, vedendo strane facce all’aeroporto, ebbe molta paura ma, nonostante ciò, continuò la sua vita di sempre andando a lavorare. Nel weekend del 5 agosto 1989 lui e la moglie si recarono al mare a casa del padre, dove i due sposi furono uccisi con colpi di arma da fuoco, prima lui e poi la moglie incinta, tutto davanti agli occhi di suo padre. Il padre si recò dalla polizia; i poliziotti gli consegnarono il portafoglio del figlio, Vincenzo lo gettò al muro e sbucò fuori un biglietto con scritto : Se mi succede qualcosa andate a guardare nel mio armadio ; i poliziotti si recarono a casa sua e presero le prove dell’attentato, che purtroppo andarono a finire nelle mani sbagliate.
Per Vincenzo quel giorno iniziò un incubo: da allora non fa altro che chiedersi cosa c’era scritto negli appunti di suo figlio nell’armadio e perché il giudice Falcone davanti le due bare disse < Devo la mia vita a queste due bare > . Quel giorno, davanti ai poliziotti corrotti “che lo deridevano”, fece una promessa : Non mi taglierò barba e capelli finché non avrò giustizia di mio figlio e mia nuora, e sarò sempre fiero di mio figlio che ha indossato la divisa con fedeltà e non si è fatto corrompere da nessuno.
Ho scelto questo argomento perché mi ha interessato la promessa che Vincenzo ha fatto e la frase in cui dice che la morte del figlio non è dovuta alla mafia in generale ma a qualcosa di più alto, cioè ai collusi dello Stato, a uomini delle forze dell’ordine che sono “mele marce” vendute alla mafia. Vincenzo chiede alle istituzioni e in particolare ai politici di lavorare in modo onesto, solo così l’Italia ce la può fare.
Ho associato questa storia all’illustrazione Memoria-Oblio , perché Antonino è stato un poliziotto che non si è fatto corrompere dai suoi colleghi e rimarrà nella memoria di tutti, per la sua onestà e per aver salvato la vita al giudice Falcone.