“La mafia uccide, il silenzio pure”

27 Gennaio 2021

Ho trovato questo contenuto su Youtube digitando le parole “Lea Garofalo, collaboratore di giustizia, ‘ndrangheta”.
Dal video si evince che Lea voleva fare di tutto per distinguersi dal padre, dal fratello e dal compagno, tutti facenti parte della ‘ndrangheta calabrese. Decide di fuggire perché capisce che quello non è il suo ambiente, quindi si rivolge allo Stato e racconta tutto ciò di cui è a conoscenza. Appena diciassettenne conosce Carlo Cosco (boss mafioso), con il quale si fidanza. Dalla loro relazione nasce Denise e la donna decide di seguire Carlo a Milano per dare un futuro migliore alla bimba, ignorando le attività illecite del compagno e della sua famiglia. Lea non riesce a sopportare l’ambiente malsano che la soffoca e scappa via. Denuncia le persone che aveva considerato la sua famiglia, le viene assegnata la protezione e si trasferisce nelle Marche. Carlo manda i suoi uomini a cercarla e Lea, accortasi di ciò, si fa trasferire a Bari. A causa di mancanza di prove le viene negata la protezione dallo Stato e, unitamente alla figlia, sono costrette a ritornare in Calabria. Il compagno le offre una casa a Campobasso, ma le cose non vanno per il meglio tanto che Lea, aggredita, si rivolge all’Associazione di Don Ciotti. Una sera Carlo convince Denise ad andare a cena da una zia per allontanarla dalla madre che a sua volta decide di non recarsi a cena dalla cognata per trascorrere la serata al centro di Milano. Qui si compie la vendetta: Lea viene fatta rapire e sciolta nell’acido. Denise non trovando la madre capisce che non è partita per un lungo viaggio, come volevano farle credere, ma che è successo qualcosa di grave, quindi si rivolge alla giustizia trovando come avvocato Vincenza Rando, che aveva consigliato a Lea di distaccarsi da quel brutto ambiente. Al processo l’ex fidanzato di Denise confessa l’omicidio e anche Carlo Cosco ammette la sua colpa insieme ai suoi complici, ai quali viene data come pena l’ergastolo.
Ho scelto questo video perché viene raccontata in breve la storia di un’audace donna e madre, vittima della ‘ndrangheta. Si tratta di una “collaboratrice di giustizia” che, per il bene della figlia, ha avuto il coraggio e la forza di dire no alla ‘ndrangheta ed ha lottato contro i soprusi e le angherie, senza restare in silenzio al costo della sua vita.
Lo associo all’illustrazione paura-coraggio.
Ho scelto di associarlo a questa illustrazione perché Lea, pur essendo una giovane donna e avendo vissuto in un ambiente nocivo e dannoso, nonostante avesse tanta paura, è stata decisa e coraggiosa nel far sentire la sua voce, stanca di aver subito ingiustizie e violenze da parte di uomini senza cuore. Lei non si è sottomessa alle sopraffazioni e ha creduto nelle istituzioni, ma forse è stata abbandonata, lasciata sola e non compresa, anche se ha lasciato un segnale molto forte, tanto che ancora oggi viene spesso ricordata come una delle “grandi” donne vittime della mafia.


Denise

Messina

Liceo Ainis

2A LIN

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