Lea, una donna coraggiosa

11 Gennaio 2021

Digitando le parole Marco Tullio Giordana, serie televisive e clan su Youtube ho trovato diversi trailer di film e quello che mi ha colpito di più è stato “Lea”. Un film del 2015 di Marco Tullio Giordana che parla della vita di Lea Garofalo, una testimone di giustizia assassinata dalla ‘ndrangheta il 24 Novembre del 2009. Lea era una donna che abitava nel piccolo paesino di Petilia Policastro, nelle vicinanze di Crotone, con la madre e il fratello Floriano che si era unito alla ‘ndrangheta. Lea si fidanzò con Carlo Cosco e con lui ebbe una figlia che chiamò Denise. Dopo la nascita della figlia si trasferirono a Milano. La donna però si stancò di continuare con la vita che stava svolgendo anche perché il compagno faceva parte della ‘ndrangheta e spesso la casa era piena di componenti del clan. Lea è sempre stata una donna molto coraggiosa e decise di raccontare alla polizia tutto ciò che il marito e gli altri componenti facevano, però avendo fatto da testimone la sua vita e quella della figlia erano in pericolo allora iniziarono a far parte del programma di protezione e iniziarono una nuova vita, una vita in cui erano costrette a cambiare città molto spesso, a uscire solo in caso di estrema emergenza e parlare con nessuno. Più volte rischiò di essere rapita, soprattutto da quando Carlo Cosco fu rilasciato dalla prigione.
Quando ormai Denise era grande, furono entrambe tolte dal programma di protezione e decisero di tornare a vivere con Carlo, in questo modo Denise tornò in buoni rapporti con il padre.
Però il 24 novembre del 2009 mentre Lea e Denise si trovavano a Milano, la donna fu rapita e la figlia, accorgendosi che era successo qualcosa, riuscì a convincere il padre a denunciare la scomparsa di Lea. Dopo che ciò successe Denise tornò nel paesino di origine con il padre, che provava a convincerla del fatto che la madre l’aveva abbandonata ed era partita per l’Australia. Si fidanzò con Carmine Venturino che però venne arrestato, così come Carlo, perché complici della scomparsa di Lea. Nell’autunno del 2011 iniziò il processo per la scomparsa della donna nel Palazzo di Giustizia a Milano e Denise cercò di ottenere giustizia per la madre e venne aiutata dall’avvocatessa Enza Rando. Grazie ad una testimonianza di Venturino, che provò a togliersi la vita in cella, riuscirono a trovare il corpo della donna, anche se trovarono poche parti del suo corpo perché Lea era stata bruciata, fatta a pezzi e le parti restanti erano state sbriciolate con delle pietre. Venturino disse che Carlo lo aveva fatto perché secondo le regole della ‘ndrangheta questa era la punizione giusta per la donna che aveva macchiato l’onore del fratello per aver fatto da testimone. La corte di Assise condannò Carlo Cosco, Vito Cosco, Rosario Curcio, Carmine Venturino e Massimo Sabatino colpevoli dell’uccisione di Lea. Denise riuscì a fare giustizia per la madre e ottenne un giusto funerale.
Ho scelto questo film perché racconta com’è la vita delle delle persone imparentate con altre che fanno parte di clan mafiosi, sono costrette a far finta che non succeda nulla e se fanno da testimoni sono costretti, per “continuare” a vivere, a passare la loro vita in case controllare, a non parlare con nessuno e uscire il meno possibile. In realtà questa vita non può essere definita tale, perché non è giusto che le persone, per riuscire a far si che venga fatta giustizia, debbano rischiare ogni giorno di essere rapite o addirittura uccise.


Martina

Carcare

LICEO CALASANZIO

2A

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