La storia di Lea Garofalo

11 Aprile 2021

Lea Garofalo è stata una testimone di giustizia italiana, vittima della ‘ndrangheta, sottoposta a protezione dal 2002, essa decise di testimoniare sulle faide interne tra la sua famiglia e quella del suo ex compagno Carlo Cosco.
L’azione di repressione del clan Garofalo si concretizza il 7 maggio 1996, quando i carabinieri di Milano svolgono un blitz in via Montello 6 e arrestano anche Floriano Garofalo, fratello di Lea, boss di Petilia Policastro dedito al controllo dell’attività malavitosa nel centro lombardo. Il 20 novembre del 2009 Cosco attira l’ex compagna (ormai fuoriuscita da mesi dallo speciale programma di protezione) a Milano, anche con la scusa di parlare del futuro della loro figlia Denise. La sera del 24 novembre, approfittando di un momento in cui Lea rimane da sola senza Denise, Carlo la conduce in un appartamento che si era fatto prestare proprio per quello scopo. Ad attenderli in casa c’è Vito Cosco detto “Sergio”. In quel luogo Lea viene uccisa. A portar via il cadavere da quell’appartamento saranno poi Carmine Venturino, Rosario Curcio e Massimo Sabatino. Il corpo di Lea viene infatti portato a San Fruttuoso, un quartiere di Monza, dove viene poi dato alle fiamme per tre giorni fino alla completa distruzione (solo dopo la condanna di primo grado, Carmine Venturino inizia a fare dichiarazioni che nel processo d’Appello porteranno a rinvenire più di 2000 frammenti ossei e la collana di Lea Garofalo).
Associo a questa ricerca la codesta immagine perché una persona non può vivere “rinchiusa” o sotto protezione dalle forze dell’ordine per timore che possa essere uccisa perché ha testimoniato quello che accadeva, però in questo caso la mafia è stata più “forte” ed è riuscita a ucciderla.


Tommaso

Lecco

IIS PARINI

1A

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