Era l’estate del 2006 quando per la prima volta la carovana di Libero Cinema in Libera Terra attraversò l’Italia per portare il grande schermo nelle terre e nei beni confiscati alle mafie e restituiti alla legalità. Da allora, con l’obiettivo di promuovere gli spazi democratici e la cultura della legalità, il viaggio di Cinemovel e Libera non si è più fermato, in estate con Libero Cinema e durante l’anno scolastico con Schermi in classe, il primo progetto nazionale che porta il cinema nelle aule scolastiche.
«Cinema» come «Comunità»
Con il furgone di Schermi in Classe Cinemovel raggiunge, in territori spesso ai margini dei circuiti mainstream e lontani dalle narrazioni contemporanee, le scuole secondarie di primo e secondo grado. L’obiettivo è stimolare la ridefinizione dell’immaginario attraverso un luogo fisico e virtuale chiamato «cinema», cioè uno spazio deputato alla visione collettiva di un film, che crea aggregazione e una riflessione corale.
Nell’anno scolastico 2018-2019 sono 2.500 gli studenti coinvolti in un percorso che parte da un ciclo di laboratori dedicato ad interrogarsi sull’importanza di parlare del fenomeno mafioso, per approfondire gli strumenti che abbiamo a disposizione per guardare le mafie per come sono realmente, attraverso ricerche personali e un confronto facilitato da una piattaforma online, archivio dove depositare contenuti e spazio dedicato all’incontro di idee.
Con Schermi in Classe gli studenti escono dalla dimensione privata e riflettono sulla forza che può scaturire dal pensiero collettivo, andando alla ricerca di nuove domande, piuttosto che di immobili risposte: il cinema – come scrive il professor Francesco Casetti nell’intervista per Cinemovel – «è un’operazione di mobilitazione, più che di sedimentazione. Serve per far esplodere la coscienza».
Così, seguendo l’insegnamento di maestri come Paulo Freire, Danilo Dolci e don Lorenzo Milani, come sottolinea nel dossier di Schermi in Classe Enzo Bevar, responsabile del progetto, Cinemovel utilizza le tecnologie per costruire un luogo virtuale e reale in cui sia possibile per gli studenti condividere e ragionare criticamente in gruppo e mettersi in discussione con le idee degli altri.
La voce degli studenti
Le mafie sono oggi sempre più difficili da visualizzare e individuare, e così le ragazze e i ragazzi si chiedono: «Cosa possiamo fare noi? Quale può essere il nostro contributo?».
Giacomo della V I del liceo Serpieri di Rimini parte dalla discussione affrontata in classe sul saggio Che cosa è la mafia? del giurista Gaetano Mosca, scritto nel 1900 e ripubblicato qualche anno fa da Laterza, per poi scegliere un video, in cui un attore che veste i panni di Paolo Borsellino risponde a questa domanda così complessa. Ecco la riflessione di Giacomo:
Il contenuto espresso dal video è semplice e immediato, collegato a una domanda molto generale, a cui Borsellino risponde in maniera consona e concisa. Nel video che ho scelto, oltre alla corruzione radicata fino alla politica, viene mostrata chiaramente la forza dell’organizzazione mafiosa, tale da far prevalere un magistrato non “adeguatamente qualificato” su due ottimi magistrati. Il messaggio è chiaro: la mafia è in grado di influenzare diversi ambiti della nostra istituzione governativa.
Martina, 13 anni, della III A dell’Istituto Comprensivo Catalfamo di Messina, riflettendo su Le insicurezze della povertà e la sicurezza della ricchezza, si chiede: le difficoltà economiche influenzano le scelte delle persone, allora «perchè condannare chi fa di tutto per essere benestante?» La povertà porta insicurezza e quest’ultima può trovare forza nella cultura. A questa riflessione, Martina collega una citazione di Felicia Impastato, che definisce la cultura come “unica arma contro le mafie”.
Arrivata a Messina, la carovana di Cinemovel entra in due scuole molto diverse tra loro: il Liceo Ainis, nella prima periferia, e l’Istituto comprensivo Catalfamo, situato su una collina sopra la città.
In territori a una così alta densità mafiosa non stupisce vedere che entrambe le scuole lavorano da anni con Libera, soprattutto l’Istituto Catalfamo che ha dedicato un’aula ai progetti dell’Associazione contro le mafie. Al Liceo Ainis è presente un presidio culturale molto attivo e i ragazzi sono continuamente stimolati a mettersi in gioco.
A Polistena, comune situato circa 70 km a sud ovest di Catanzaro e circa 50 km a nord-est di Reggio Calabria, la carovana itinerante ha conosciuto una comunità educante all’avanguardia. Polistena ha vissuto un riscatto sociale dopo aver preso consapevolezza della portata mafiosa dominava il territorio: il risultato è la costruzione, grazie a laboratori didattici organizzati dalla scuola, di una coscienza “viva” sul proprio passato e sul fenomeno mafioso.
Quando ci si sposta nell’Istituto Comprensivo Via dei Sesami, situato nella periferia romana a Centocelle dove, poco prima di iniziare i laboratori di Schermi in Classe, si sono verificati attentati incendiari subiti da alcuni esercizi commerciali, la voglia dei ragazzi di parlare di qualcosa che li ha coinvolti in prima persona diventa un punto di partenza fondamentale. Schermi in Classe, in fondo, vuole essere uno strumento per consentire ai ragazzi di rispondere alla voglia di confronto, presente trasversalmente in tutti i territori raggiunti, e che spesso si trova in attesa di strumenti che facilitino nuove forme di dialogo e scoperta.
Le diversità riscontrate di scuola in scuola, di territorio in territorio, si sommano alle divergenze di pensiero che si scoprono quando vengono espresse le proprie idee davanti agli altri. Lo spiega bene Enzo Bevar: “Per alcuni la mafia uccide le donne e i bambini, per altri rispetta un codice etico, parla esclusivamente dialetti meridionali o è un attore della globalizzazione. Accade spesso, durante i nostri laboratori, che due compagni di banco si guardino stupiti come a dirsi: «viviamo quasi in simbiosi e abbiamo in mente immagini così diverse?». Facile sarebbe ipotizzare che la colpa di questi fossati percettivi sia delle nuove tecnologie e di quei contenuti per così dire superficiali. Sulla base della nostra esperienza, il discorso non è così semplice: quella che abbiamo davanti è una dinamica assai più complessa.
Schermi in Classe è un progetto promosso da Cinemovel per le scuole italiane dal 2011. Un modello didattico che, prima di offrire risposte, prova a formulare domande, stimolando gli studenti stessi a crearne sempre di nuove, così da mettere in moto una ricerca che parta dal singolo punto di vista per arrivare a riattivare in modo consapevole le dinamiche di gruppo, come presupposto di una comunità che prova a ripensare criticamente il mondo. L’immaginario collettivo può ripartire da qui, nella scelta che ogni studente fa nel diventare ogni giorno un cittadino attivo e consapevole.